2010-05-23 14:29:33

Cattolici in politica. Mons. Fisichella: coerenti nel messaggio e nella vita


Si è conclusa ieri la 24.ma plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, riunitasi a Roma sul tema “Testimoni di Cristo nella comunità politica”. Ricevendo i partecipanti venerdì scorso, Benedetto XVI ha ribadito che oggi più che mai “c’è bisogno di politici autenticamente cristiani”, sottolineando la necessità di promuovere quei valori propri della Dottrina Sociale della Chiesa, come vita, famiglia, solidarietà con i poveri, libertà, ricerca del bene comune, che garantiscono un autentico sviluppo della società. Ma qual è la responsabilità dei fedeli laici nella politica? Debora Donnini lo ha chiesto all’arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e cappellano della Camera dei Deputati:RealAudioMP3

R. – La prima responsabilità è quella di avere una consapevolezza chiara del momento storico che noi stiamo vivendo e delle urgenze che sono sul tappeto di questi anni. Ritengo che la politica debba riflettere su due fronti. Da una parte sulla formazione che deve essere data alle nuove generazioni fa comprendere che quando si fa la legge, quando c’è attività legislativa, in contemporanea c’è sempre un’azione culturale che viene posta in essere. Quindi, c’è questa prima dimensione fondamentale. Però, dall’altra parte, c’è anche quella tipica, peculiare, di una responsabilità per la formazione nella vita politica e questo mi porta a riflettere su un argomento che da diversi anni, soprattutto nel nostro Paese, noi verifichiamo: la scomparsa, ormai, dei movimenti giovanili all’interno dei partiti.

 
D. – Quanto è importante una formazione permanente cristiana per i cristiani impegnati in politica?

 
R. - Il cristiano che s’impegna nella politica sa che il suo non è un semplice ruolo che svolge … ma lontano da me il dover pensare che possa essere inteso come un mestiere o un lavoro qualunque. Spero che il cristiano che s’impegna in politica lo faccia per vocazione e, quindi, come tale, il ruolo che egli è chiamato a svolgere diventa la missione di essere un autentico testimone. Ora, la prima cosa che viene richiesta a un testimone è quella di essere trasparente: cioè, la vita e il messaggio reciprocamente fanno trasparire l’uno e l’altro. Quindi, la prima dimensione che mi viene spontanea sulla quale riflettere è proprio quella di una testimonianza che sia coerente, che sia sostenuta anche da una profonda esperienza di fede e di spiritualità.

 
D. – Il relativismo permea ormai molto la società odierna. Secondo lei, i politici cristiani devono impegnarsi di più per difendere famiglia e vita?

 
R. – Da questo punto di vista credo che non soltanto debbano impegnarsi i cattolici direttamente ma tutte quelle persone che credono nel valore della vita e credono anche nel valore di una verità che non solo può essere raggiunta ma che può essere anche esplicitata e far diventare questa verità anche cultura e comportamenti consequenziali. Quindi, io direi soprattutto nei confronti della vita, soprattutto nei confronti della famiglia, questi sono dei temi che dovrebbero andare al di là delle appartenenze perché sono dei temi che sono peculiari nella ricerca del bene comune. Quello che è importante è che non ci sia alla base delle leggi che vengono fatte una sorta di relativismo che porta a conciliare desideri personali come se fossero dei diritti. Quello che deve essere, invece, ricercato è quella piattaforma comune che io ritengo - su questi temi particolari - proviene a noi dalla legge e dal diritto naturale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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