2010-05-22 15:33:31

Tornata elettorale in Nagorno Karabakh


Appuntamento elettorale questa domenica in Nagorno Karabakh, per rinnovare il Parlamento locale. L’Unione Europea ha fatto sapere che non riconoscerà il risultato di queste legislative: l’enclave a maggioranza armena in Azerbaijan, infatti, si auto-proclamò indipendente da Baku con un referendum nel ’91. La regione caucasica rimane ancora oggi al centro del difficile processo di distensione tra l’Armenia e la Turchia, quest’ultima vicina alle autorità azere. Per un aggiornamento della situazione in Nagorno Karabakh, ascoltiamo Aldo Ferrari, docente di Lingua e letteratura armena all’Università Ca' Foscari di Venezia e responsabile delle ricerche su Caucaso e Russia dell’Istituto di politica internazionale Ispi di Milano, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Il Nagorno Karabakh è una regione storicamente abitata prevalentemente da armeni che, in epoca sovietica, negli anni Venti, venne inserita all’interno della Repubblica turca musulmana dell’Azerbaijan. E gli armeni, nell’ultima fase dell’Unione Sovietica, durante la Perestrojka, chiesero che questa soluzione venisse sconfessata e che la si riunisse alla Repubblica armena; una volta crollata l’Urss, nella seconda metà del 1991, gli armeni dell’alto Karabakh si dichiararono indipendenti, iniziando una guerra sanguinosa durata circa tre anni con l’Azerbaijan.
 
D. – Oggi che cos’è l’enclave del Nagorno Karabakh?
 
R. – A distanza di quasi 20 anni, è uno dei numerosi Stati non-Stati, cioè entità politiche non riconosciute a livello internazionale, che però ormai da due decenni hanno un governo autonomo, proprie forze armate e sono de facto e de iure indipendenti, anche se l’indipendenza del Karabakh è strettamente legata a quella della vicina Repubblica armena, perché si tratta dello stesso popolo.
 
D. – La questione del Nagorno Karabakh rimane al centro delle tensioni tra Turchia e Armenia. Si arriverà ad una normalizzazione dei rapporti tra Ankara e Yerevan?
 
R. – Questo è l’auspicio, la speranza di tutti. Nell’ottobre dell’anno scorso vennero firmati dei protocolli che avrebbero dovuto far iniziare il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. A dividere Yerevan da Ankara sono due dati fondamentali: uno è la questione del riconoscimento dell'eccidio armeno, che Ankara nega e che Yerevan sostiene; l’altro invece è la questione dell’alto Karabakh. Ma mentre una delle due questioni riguarda precisamente Armenia e Turchia, l’altra riguarda Armenia e Azerbaigian.
 
D. – Si paga anche un certo scontro di sfere di influenza?
 
R. – Questo senz’altro, perché le tensioni etnico-territoriali nel Caucaso sono reali: armeni contro azeri, abkhazi e osseti contro georgiani; ma esiste anche una precisa strumentalizzazione da parte delle grandi potenze, della Russia, in particolare, che non vuole perdere il proprio ruolo nella regione; e degli Stati Uniti, che premono da anni - anche se adesso con la presidenza Obama con molta minore intensità - per entrare invece in forza in questa regione, così importante dal punto di vista sia strategico, sia economico.







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