2010-05-22 14:43:53

Plenaria dei migranti. Mons. Marchetto: "per guardare più in là del nostro naso"


Dal 26 al 28 maggio, presso la sede del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in Vaticano, avrà luogo la XIX Sessione Plenaria del Dicastero. Tema della Plenaria sarà la “Pastorale della mobilità oggi, nel contesto della corresponsabilità degli Stati e degli Organismi Internazionali”. La mobilità umana – spiegano gli organizzatori – richiede oggi un approccio multilaterale, che favorisca l’apporto specifico degli Stati e degli Organismi Internazionali per combattere le diverse forme di discriminazione e promuova programmi a tutela della dignità della persona umana. Punto culminante, a conclusione della Plenaria, sarà l’incontro con Benedetto XVI, che riceverà i partecipanti in Udienza venerdì 28 maggio. Ma quali forme di collaborazione sono dunque auspicabili oggi tra Chiesa, Stati e organismi internazionali per la gestione del fenomeno migratorio? Fabio Colagrande lo ha chiesto all’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:RealAudioMP3

R. – Bisogna cercare - e credo che la Chiesa realizzi un impegno straordinariamente bello ed efficace - che crescano economicamente i Paesi da cui vengono questi migranti e, cioè, di rendere il Paese adatto a poter sostenere una vita degna dei suoi cittadini. Papa Paolo VI aveva detto nella Popolorum progressio di dare l’un per cento del Pil per lo sviluppo. In prospettiva, la comunità internazionale nel 2000 aveva detto lo 0.7%. Adesso, ho visto le ultime cifre, siamo scesi allo 0.3% e l’Italia è uno dei fanalini di coda. Poi, certamente, c’è la necessità di praticare quello che è il diritto di migrazione, qui riconoscendo certamente il ruolo dei governi di regolare i flussi migratori per quanto riguarda i migranti economici, perché per quel che riguarda i migranti forzati, evidentemente, c’è una legislazione internazionale che va rispettata. Occorre tenere presente anche la prospettiva - che noi vediamo ben presente nella Caritas in veritate - del bene comune universale. C’è poi una necessità di una pastorale specifica - che è il nostro compito - e che aiuta certamente all’integrazione. Per quanto riguarda l’Italia c’è certamente la necessità della sicurezza ma anche è importante che ci sia l’integrazione: quindi aspettiamo questa legislazione.
 
D. - Recentemente il Papa, appena tornato dal suo viaggio a Malta, ha ricordato che tutte le nazioni che hanno i valori cristiani nelle radici delle loro Carte costituzionali dovrebbero affrontare i problemi legati alle migrazioni, concertando gli interventi a livello internazionale. Quanto siamo lontani dalla realizzazione di questo auspicio di Benedetto XVI?
 
R. - Certo, molto rimane ancora da fare anche perché in certi Paesi - non sono pochi - la tendenza è al ribasso per ciò che concerne l’accoglienza. Per grazia di Dio, peraltro, in tutte le nazioni ci sono persone impegnate, organizzazioni, gruppi, comunità che conoscono la situazione perché ne sono coinvolti in prima persona e non esitano a dare il meglio di sé per accogliere. I migranti memori di quanto il Cristo ha detto: "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me".
 
D. - Quali sono i suoi auspici proprio per quanto riguarda la vostra plenaria? Potranno uscire delle indicazioni pastorali interessanti per invertire un po’ questa tendenza?
 
R. - Io mi auguro che possiamo aiutare anche i vescovi, certo, ma soprattutto le comunità cristiane a crescere nella conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa - che non è un’ideologia che fa parte della morale cristiana cattolica - per tradurla nel rispetto, certamente, del realismo e nel rispetto della sicurezza ma nella carità: occorre aprirci con verità alla necessità, ormai, di una visione di un bene comune universale. Nonostante tutto si vede anche in Europa, in questi tempi, la difficoltà che abbiamo di cooperare, di mettere insieme. Invece, c’è la tendenza a guardare solo il nostro piccolo o grande territorio. Speriamo che da questa riunione esca questo slancio di guardare più in là del nostro naso.







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