Il Papa: contro crisi e speculazioni, i governi non siano deboli sul fronte della
solidarietà. La privatizzazione delle religioni frena lo sviluppo
Contro la crisi e le speculazioni i governi operino con coraggio per il bene comune
e la politica riacquisti il primato sulla finanza: è l’appello lanciato dal Papa ai
partecipanti ad un Convegno promosso a Roma dalla Fondazione Centesimus Annus - Pro
Pontifice. La privatizzazione delle religioni – ha poi aggiunto Benedetto XVI – frena
il progresso dell’umanità. Ce ne parla Sergio Centofanti:
“Oggi più
che mai – ha detto il Papa - la famiglia umana può crescere come società libera di
popoli liberi quando la globalizzazione viene guidata dalla solidarietà e dal bene
comune, come pure dalla relativa giustizia sociale, che trovano nel messaggio di Cristo
e della Chiesa una sorgente preziosa”:
“La crisi
e le difficoltà di cui al presente soffrono le relazioni internazionali,
gli Stati, la sοcietà e l'economia, infatti, sono in larga misura dovute
alla carenza di fiducia e di un’adeguata ispirazione solidaristica creativa e dinamica
orientata al bene comune, che porti a rapporti autenticamente umani di amicizia, di
solidarietà e di reciprocità anche ‘dentro’ l’attività economica. Il bene comune è
la finalità che dà senso al progresso e allo sviluppo, i quali diversamente si limiterebbero
alla sola produzione di beni materiali; essi sono necessari, ma senza l'orientamento
al bene comune finiscono per prevalere consumismo, spreco, povertà e squilibri; fattori
negativi per il progresso e lo sviluppo”. Il
Papa sottolinea che “uno dei maggiori rischi” nel mondo attuale è quello che “all’interdipendenza
di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l’interazione etica delle coscienze
e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente
umano”:
“Una tale interazione, ad esempio, appare
essere troppo debole presso quei governanti che, a fronte di rinnovati episodi di
speculazioni irresponsabili nei confronti dei Paesi più deboli, non reagiscono con
adeguate decisioni di governo della finanza. La politica deve avere il primato sulla
finanza e l’etica deve orientare ogni attività”. L’obiettivo
è quello di operare per il bene comune secondo una corretta gerarchia: i beni morali
e spirituali sono infatti superiori ai beni materiali, cognitivi e istituzionali.
Nello stesso tempo – ha proseguito il Pontefice - “si dovrà sostenere il consolidamento
di sistemi costituzionali, giuridici e amministrativi nei Paesi che non ne godono
ancora in modo pieno. Accanto agli aiuti economici, devono esserci, quindi, quelli
finalizzati a rafforzare le garanzie proprie dello Stato di diritto, un sistema di
ordine pubblico giusto ed efficiente, nel pieno rispetto dei diritti umani, come pure
istituzioni veramente democratiche e partecipative”.
Si
tratta di operare per uno “sviluppo umano integrale” che – nell’attuale società pluralista
- va conseguito con il contributo di tutti:
“In
questo, le religioni sono decisive, specie quando insegnano la fraternità e la pace,
perché educano a dare spazio a Dio e ad essere aperti al trascendente, nelle nostre
società segnate dalla secolarizzazione. L’esclusione delle religioni dall’ambito pubblico,
come, per altro verso, il fondamentalismo religioso, impediscono l’incontro tra le
persone e la loro collaborazione per il progresso dell’umanità; la vita della società
si impoverisce di motivazioni e la politica assume un volto opprimente ed aggressivo”.