2010-05-22 13:01:21

Il Papa: contro crisi e speculazioni, i governi non siano deboli sul fronte della solidarietà. La privatizzazione delle religioni frena lo sviluppo


Contro la crisi e le speculazioni i governi operino con coraggio per il bene comune e la politica riacquisti il primato sulla finanza: è l’appello lanciato dal Papa ai partecipanti ad un Convegno promosso a Roma dalla Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice. La privatizzazione delle religioni – ha poi aggiunto Benedetto XVI – frena il progresso dell’umanità. Ce ne parla Sergio Centofanti:RealAudioMP3

“Oggi più che mai – ha detto il Papa - la famiglia umana può crescere come società libera di popoli liberi quando la globalizzazione viene guidata dalla solidarietà e dal bene comune, come pure dalla relativa giustizia sociale, che trovano nel messaggio di Cristo e della Chiesa una sorgente preziosa”:

 
“La crisi e le difficoltà di cui al presente soffrono le relazioni internazionali, gli Stati, la sοcietà e l'economia, infatti, sono in larga misura dovute alla carenza di fiducia e di un’adeguata ispirazione solidaristica creativa e dinamica orientata al bene comune, che porti a rapporti autenticamente umani di amicizia, di solidarietà e di reciprocità anche ‘dentro’ l’attività economica. Il bene comune è la finalità che dà senso al progresso e allo sviluppo, i quali diversamente si limiterebbero alla sola produzione di beni materiali; essi sono necessari, ma senza l'orientamento al bene comune finiscono per prevalere consumismo, spreco, povertà e squilibri; fattori negativi per il progresso e lo sviluppo”.

 
Il Papa sottolinea che “uno dei maggiori rischi” nel mondo attuale è quello che “all’interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l’interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano”:

 
“Una tale interazione, ad esempio, appare essere troppo debole presso quei governanti che, a fronte di rinnovati episodi di speculazioni irresponsabili nei confronti dei Paesi più deboli, non reagiscono con adeguate decisioni di governo della finanza. La politica deve avere il primato sulla finanza e l’etica deve orientare ogni attività”.

 
L’obiettivo è quello di operare per il bene comune secondo una corretta gerarchia: i beni morali e spirituali sono infatti superiori ai beni materiali, cognitivi e istituzionali. Nello stesso tempo – ha proseguito il Pontefice - “si dovrà sostenere il consolidamento di sistemi costituzionali, giuridici e amministrativi nei Paesi che non ne godono ancora in modo pieno. Accanto agli aiuti economici, devono esserci, quindi, quelli finalizzati a rafforzare le garanzie proprie dello Stato di diritto, un sistema di ordine pubblico giusto ed efficiente, nel pieno rispetto dei diritti umani, come pure istituzioni veramente democratiche e partecipative”.

 
Si tratta di operare per uno “sviluppo umano integrale” che – nell’attuale società pluralista - va conseguito con il contributo di tutti:

 
“In questo, le religioni sono decisive, specie quando insegnano la fraternità e la pace, perché educano a dare spazio a Dio e ad essere aperti al trascendente, nelle nostre società segnate dalla secolarizzazione. L’esclusione delle religioni dall’ambito pubblico, come, per altro verso, il fondamentalismo religioso, impediscono l’incontro tra le persone e la loro collaborazione per il progresso dell’umanità; la vita della società si impoverisce di motivazioni e la politica assume un volto opprimente ed aggressivo”.







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