Carlo Casini: continuare con coraggio la battaglia per la vita
Con la partecipazione al Regina Caeli e la Benedizione del Papa, si conclude domani
mattina la tre giorni di studio promossa dal Movimento per la Vita, in collaborazione
con il Forum delle Associazioni Familiari e l’Associazione Scienza e Vita, su “Trentadue
anni della legge 194”. Ma cosa è cambiato da quel 22 maggio 1978? E che tipo di contributo
ha dato, se lo ha dato, il legislatore alla cultura della vita? Davide Dionisi
lo ha chiesto al presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini:
R. – Io vorrei
subito smentire un luogo comune, perché si dice che la legge 194 tutto sommato ha
diminuito il numero di aborti: questo è assolutamente falso! Bisogna dirlo con chiarezza
e non bisogna lasciarsi irretire dalle menzogne ripetute. In realtà è vero che gli
aborti legali, quelli che hanno il timbro degli ospedali, hanno visto un andamento
decrescente dal 1983 fino ad arrivare a 120-130 mila unità all’anno; ma c’è un fenomeno
di abortività occulta, quella cioè dovuta a prodotti chimici che si prendono al Pronto
soccorso, nelle farmacie, che ha certamente fatto lievitare il numero. Noi ci auguriamo
che gli aborti siano comunque diminuiti, ma non lo sappiamo, anche se ne dubitiamo,
ma ce lo auguriamo. Siamo però certi di una cosa: se sono diminuiti non è merito della
legge, ma è perché c’è qualcuno che si batte anche contro la legge e soprattutto per
la vita. Soprattutto i Sommi Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non hanno
mai cessato di annunciare il valore della vita. Questo fatto, qualche effetto lo produce
di sicuro: dei nostri bambini salvati, molti sono nati perché le mamme hanno ascoltato
una parola che le ha incoraggiate, che le ha tolte dalla solitudine e le ha fatto
ritrovare il coraggio della loro maternità. Se questo è capitato con noi, figuriamoci
quanto più importante è la parola del Santo Padre e la parola della Chiesa.
D.
– Lei è parlamentare europeo e ha posto l’accento più volte sulla centralità politica
del diritto alla vita. Come coniugare tale impegno con i tempi e i luoghi, soprattutto
quelli attuali della politica?
R. – Se uno dovesse
guardare all’oggi e al domani e forse anche al dopodomani, dovrebbe scoraggiarsi.
Ma questa battaglia della vita, questa questione del riconoscere l’uguale dignità
di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale, è una battaglia, è un impegno,
è una questione epocale, planetaria e non diversa da quelle che già in passato hanno
investito l’umanità. Sono quegli impegni che richiedono molto tempo, ma che non devono
far rassegnare. Dopo la legge sull’aborto, la Chiesa italiana emise un comunicato
in cui si diceva: “La Chiesa non si rassegna e non si rassegnerà mai”. La politica
è difficile così come le battaglie parlamentari: l’Europa su questo si perde spesso
su queste tematiche, tutto vero, ma noi non dobbiamo rassegnarci. Dobbiamo guadagnare
il terreno anche con le unghie e con i denti e, essendo io un ottimista inguaribile,
mi sembra di notare che nonostante tutto qualcosa si può muovere: basti pensare alla
paura che comincia a essere europea per il crollo delle natalità. Le questioni economiche
non le risolveremo, se non nascono più bambini e allora con l’aborto come la mettiamo?
(Montaggio a cura di Maria Brigini) Intanto
ieri il presidente della Lombardia Formigoni ha presentato il progetto “Nasko” che
prevede un fondo speciale illimitato per evitare nella regione gli aborti dettati
da motivi economici. Secondo stime ragionevoli in Lombardia, su un totale di oltre
20.800 interruzioni volontarie di gravidanza in un anno, sarebbero 7mila quelle dovute
alla povertà. Ma come salutano l’iniziativa della Regione i centri di aiuto alla vita?
Paolo Ondarza lo ha chiesto a Paola Bonzi, fondatrice e direttore del
Cav della clinica Mangiagalli di Milano: