In Thailandia ripristinato l’ordine a Bangkok dopo i disordini degli ultimi giorni.
Lo ha annunciato il premier Vejjajiva in un discorso televisivo in cui ha lanciato
un appello alla riconciliazione. Intanto, sono almeno una novantina le vittime e circa
1.800 i feriti per gli episodi di guerriglia urbana in seguito all’assalto dei militari
contro le "camice rosse" anti-governative. Ma l’esercito ha davvero assunto il controllo
della capitale? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Stefano Vecchia, raggiunto telefonicamente
a Bangkok: 00:02:32:42 R. - Ci sono ancora alcune sacche di resistenza,
non tanto nella zona centrale, che ormai è stata messa quasi completamente in sicurezza,
ma in alcune aree “esterne”. Il coprifuoco è confermato per questa notte e per domani;
sono stati creati dei gruppi di pronto intervento misti – polizia, esercito e vigili
del fuoco – per intervenire dove potrebbero verificarsi altri casi di incendio. D.
– Il bilancio dei danni e delle vittime è stato veramente molto pesante: avrebbe potuto
essere sicuramente peggiore se le “camicie rosse” non si fossero arrese. Ma possiamo
dire che la crisi in Thailandia si sia risolta così? R. – No:
probabilmente no. Ha colpito anche noi cronisti, anche noi reporter, qui, il fatto
che la resistenza in fondo sia stata abbastanza limitata, conoscendo un po’ le potenzialità
di questa protesta. Evidentemente, già da qualche giorno prima della tragica conclusione,
una parte della protesta era finita nella clandestinità ed è pronta a riemergere –
armata, molto probabilmente – nelle province e forse anche nella stessa capitale,
da qua a qualche tempo. D. – In questo momento, come sta reagendo
il governo nei confronti di quelli che sono stati i leader della protesta? Sono stati
tutti rintracciati o sono ancora comunque in latitanza? R. –
Diciamo che i leader storici della protesta, quelli che hanno organizzato le “camicie
rosse”, quindi il mito della democrazia contro la dittatura, sono stati tutti arrestati.
Però, l’impressione è che il governo stia usando un po’ un guanto di velluto nei loro
confronti. Occorre anche pensare ad una riconciliazione nazionale, occorre pensare
ad un futuro che sarà anche verso le elezioni, probabilmente il prossimo anno; una
repressione indiscriminata potrebbe soltanto aggravare la crisi e il governo ne è
ben cosciente. D. – La figura di Shinawatra esce rafforzata
da questa situazione, o indebolita? R. – Ufficialmente ne esce
molto indebolita a tal punto che anche le “camicie rosse” non riuscivano più a dare
molto credito alla sua leadership. Però è anche vero che il suo potere resta forte:
in qualche modo, il governo e le stesse “camicie rosse” dovranno tenerne conto.