Benedetto XVI: l'annuncio del Vangelo è sempre più urgente; prova dell'autenticità
della missione è anche la persecuzione
Oggi "è ancora più urgente e necessario" l’annuncio del Vangelo al mondo; nessun popolo
sia privato “della luce e della grazia di Cristo”: è quanto ha detto stamani il Papa
nell’incontro con i partecipanti all'assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie.
Benedetto XVI ha ricordato anche che la persecuzione è prova dell’autenticità della
missione. Il servizio di Sergio Centofanti:
“E’
una missione immensa, quella dell’evangelizzazione – ha affermato il Papa - specialmente
in questo nostro tempo” caratterizzato dalla carenza di pensiero riflessivo e sapienziale
e da “un umanesimo che esclude Dio”. “Per questo è ancora più urgente e necessario
illuminare i nuovi problemi che emergono con la luce del Vangelo che non muta”. L’annuncio
del Cristo, morto e risorto – ha aggiunto - “è un inestimabile servizio che la Chiesa
può offrire all’umanità intera”:
“Noi
esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente
la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa
è la vita… Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo,
da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri
l’amicizia con lui” (Omelia all’inizio del ministero petrino, 24 aprile 2005)”. “La
missione di annunziare il Vangelo a tutte le genti – ha proseguito il Papa - è giudizio
critico sulle trasformazioni planetarie che stanno cambiando sostanzialmente la cultura
dell'umanità … è la chiamata alla libertà dei figli di Dio, anche per la costruzione
di una società più giusta e solidale e per prepararci alla vita eterna”. Nella
consapevolezza che “la persecuzione è prova anche dell’autenticità della nostra missione
apostolica”:
“Chi partecipa alla missione di Cristo
deve inevitabilmente affrontare tribolazioni, contrasti e sofferenze, perché si scontra
con le resistenze e i poteri di questo mondo. E noi, come l’apostolo
Paolo, non abbiamo come armi che la parola di Cristo e della sua Croce (cfr 1 Cor
1,22-25). La missione ad gentes richiede alla Chiesa e ai missionari di accettare
le conseguenze del loro ministero: la povertà evangelica, che conferisce loro la libertà
di predicare il Vangelo con coraggio e franchezza; la non-violenza, per la quale essi
rispondono al male con il bene (cfr Mt 5,38-42; Rm 12,17-21); la disponibilità a dare
la propria vita per il nome di Cristo e per amore degli uomini”.
Nell’opera
missionaria è importante ricordare – conclude il Papa - che il Vangelo “prende corpo
nelle coscienze e nei cuori umani e si espande nella storia solo nella potenza dello
Spirito Santo”, in unione “con Colui che è l’Inviato di Dio Padre per la salvezza
di tutti”: "L’evangelizzazione ha bisogno di cristiani
con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza
che la conversione del mondo a Cristo non è da noi prodotta, ma ci viene donata”.