Pakistan: la legge sulla blasfemia blocca gli accessi a Facebook e YouTube
Giro di vite in Pakistan sui social network e siti per la condivisione di file e notizie.
Dopo il bando “temporaneo” di Facebook, la legge sulla blasfemia ha bloccato
l’accesso a YouTube, il popolare sito web che consente la condivisione di video
fra i suoi utenti. Il quotidiano locale Dawn, ripreso da AsiaNews, cita “fonti
ufficiali” secondo cui la decisione intende “contenere la diffusione di materiale
blasfemo”, in nome della difesa dei valori dell’islam e del profeta Maometto. Secondo
Khurram Mehran, portavoce della Pakistan Telecommunications Authority (Pta),
è stato bloccato YouTube “perché contiene materiale discutibile”. Egli ha poi aggiunto
che “all’inizio sono state le Url che contenevano il materiale incriminato, a causa
delle lamentele ricevute”, poi si è scelta la messa al bando totale. Il portavoce
non ha voluto chiarire nel dettaglio le ragioni alla base della decisione. La chiusura
di YouTube segue di poche ore il bando del social network Facebook,
che resterà inaccessibile sino al 31 maggio. Alla base della scelta, la protesta scatenata
nel Paese per l’apertura di una pagina in cui si invitano gli utenti a “pubblicare
caricature del profeta Maometto”. Una sorta di competizione on-line, al termine della
quale si sceglierà la “migliore”, che oggi viene condannata anche da numerosi media
di tutto il mondo arabo. Un funzionario dell’Autorità per le telecomunicazioni, in
condizioni di anonimato, afferma che il provvedimento è legato proprio “alle vignette
sul profeta Maometto, che da Facebook sono andate a finire su YouTube”. Wahaj-us-Siraj,
direttore generale di Nayatel, un internet provider pakistano spiega che il bando
di due giganti come Facebook e YouTube comporta un “taglio fino al 25% del traffico
totale di internet” in Pakistan, che si aggira sui 65 giga-bytes in totale. Secondo
le ultime informazioni, anche alcune pagine di Wikipedia risultano inaccessibili.
La legge sulla blasfemia, pretesto per colpire minoranze religiose nel Paese e risolvere
nel sangue piccoli conflitti locali, ha allungato i tentacoli sul mare di internet,
che della libertà di pensiero e di espressione fa la sua forza. (M.G.)