Nuove tensioni tra le Coree per la nave affondata nel Mar Giallo
Cresce la tensione fra le due Coree dopo l’inchiesta internazionale che ha stabilito
le responsabilità di Pyongyang nell’affondamento di una nave militare sudcoreana avvenuto
a marzo scorso nel Mar Giallo. Seoul ha promesso azioni forti contro la Corea del
Nord, che, dal canto suo, ha negato ogni coinvolgimento e ha minacciato guerra in
caso di nuove sanzioni. Pesante la condanna degli Stati Uniti e della Gran Bretagna,
che hanno garantito appoggio alla Corea del Sud. La comunità internazionale è divisa
in merito alle sorti del negoziato sul programma nucleare del regime di Kim Jong-il.
La Cina ha invitato alla cautela, mentre il Giappone ritiene difficile la ripresa
dei colloqui. Tokyo ha chiesto inoltre di investire della questione il Consiglio di
Sicurezza dell’Onu. Intanto le frizioni fra le due Coree potrebbero continuare. Ne
è convinta Rossella Ideo, docente di storia politica e diplomatica dell’Asia
Orientale all'Università degli Studi di Trieste al microfono di Eugenio Bonanata:
R. – Questo
non sarà né il primo né l’ultimo incidente, perché il punto nodale è che le due Coree
dal 1953, cioè da quando è finita la Guerra di Corea, non hanno ancora un Trattato
di pace. Il presidente della Corea del Sud, Lee, che è entrato in carica all’inizio
del 2008, ha adottato una politica durissima e intransigente nei confronti di Pyongyang
e sospeso praticamente l’arrivo degli aiuti.
D.
– Secondo lei, è possibile che la situazione fra le due Coree degeneri fino ad arrivare
alla guerra aperta?
R. – Mi auguro che non si tiri
la corda ulteriormente. La Corea del Nord è un Paese davvero disperato e, quindi,
disposto a tutto pur di sopravvivere. Mi auguro che ci sia un po’ di saggezza anche
da parte degli Stati Uniti, perché gli Stati Uniti con Obama hanno praticamente mantenuto
la stessa politica del presidente Bush. Addirittura stanno valutando la possibilità
di rimettere la Corea del Nord tra gli “Stati canaglia”: cosa, questa, che negli ultimi
mesi dell’amministrazione Bush era stata tolta. La situazione è estremamente complicata
e potrebbe sciogliersi solo attraverso il dialogo aperto con la Corea del Nord. Cosa
che però gli Stati Uniti non hanno ancora fatto e che non hanno voluto fare.
D.
– Seriamente a rischio la ripresa dei colloqui a sei sul nucleare nordcoreano…
R.
– Diciamo che questi “colloqui a sei” sono affondati da più di un anno. Da un punto
di vista diplomatico sarà comunque difficile arrivare ancora ad ulteriori sanzioni,
anche se la Corea del Sud ha minacciato di restringere ancora di più i cordoni della
borsa e quindi di non permettere nemmeno che navi sudcoreane portino materie prime
in Corea del Nord. Le ricordo che la Corea del Nord è in una situazione economica
disastrosa, ma questo da anni.
D. – Come valutare
la posizione della Cina che ha invitato alla moderazione?
R.
– Questa è la classica posizione cinese, quella che ha sempre mantenuto nei confronti
del grosso problema di Pyongyang, che è un problema che ha molte facce. La Cina ha
dei buoni motivi per mantenere una posizione di equilibrio e per cercare di convincere
anche gli Stati Uniti a non inasprire ulteriormente la situazione economica della
Corea del Nord. Ricordo che quello che sostiene economicamente la Corea del Nord sono
i traffici con la Cina. La Cina ha interesse a mantenere questa posizione, perché
teme moltissimo che in caso di problemi interni alla Corea del Nord, ci possa essere
una marea di rifugiati che si riverserebbero ovviamente sul suo territorio. Questo
ovviamente la Cina non lo vuole, perché metterebbe a repentaglio la crescita economica
di queste sue regioni confinanti con la Corea del Nord.