2010-05-20 14:30:10

Il cardinale Rylko: no alla fuga dei cristiani dalla politica, ma impegno senza complessi d'inferiorità


“Il servizio più grande che noi cristiani siamo chiamati ad offrire al mondo di oggi, quindi anche al mondo della politica, è quello di dare testimonianza a Cristo”. Così il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici aprendo questa mattina a Roma i lavori della 24.ma plenaria del dicastero vaticano sul tema “Testimoni di Cristo nella comunità politica”. Sabato le conclusioni. Partecipano all’assemblea membri e consultori provenienti dai cinque continenti. Tra gli interventi della mattinata quello del rettore dell’Università Cattolica, il prof. Lorenzo Ornaghi. Questo pomeriggio invece sarà la volta delle relazioni del cardinale Camillo Ruini e di mons. Rino Fisichella. Il servizio è di Paolo Ondarza.RealAudioMP3

“Anche a noi oggi, come a Paolo duemila anni fa, Cristo consegna un compito importante: portare il Vangelo negli aeropaghi del mondo post-moderno, nella cultura, nell’economia, nella politica. Così il cardinale Rylko ribadendo l’ugenza espressa da Benedetto XVI di una generazione di laici cristiani impegnati in politica. Si tratta – ha proseguito di un mandato impossibile all’uomo senza l’aiuto di Cristo, in un contesto di secolarismo imperante, di neopaganesimo, di relativismo, dove Dio è il grande escluso e dove la fede - come conferma la decisione della Corte europea sul Crocifisso nelle aule scolastiche - è rigorosamente confinata nel privato. “Il laico cristiano è un uomo di speranza, per questo di fronte alle sfide, agli attacchi sfrenati, alle aperte persecuzioni del mondo contemporaneo dimentico del valore della persona umana, del matrimonio e della famiglia, egli non è chiamato ad una fuga: deve risocprire il proprio diritto-dovere di partecipare attivamente e responsabilmente alla vita politica dei propri Paesi, senza complessi di inferiorità”. Il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici ha evidenziato benefici e vulnerabilità del sistema democratico: se impostato correttamente – ha detto - porta enormi vantaggi nella vita individuale e sociale, ma le derive totalitarie, provocate da agnosticismo e relativismo, sono reali: “Strana tolleranza – ha commentato - quella che non tollera voci che si chiamino fuori dal “pensiero politicamente corretto”. Ecco perché occorre un rinnovato impegno dei cristiani nella vita pubblica. Eppure – ha aggiunto il porporato – anche tra i cristiani oggi si registra un sentimento di disaffezione per la politica, inquinata da corruzione, carrierismo, scandali morali. Insieme a questo, alle urne troppo spesso i cattolici palesano mancanza di coerenza con la propria fede. Sul tema della 24.ma assemblea plenaria ascoltiamo lo stesso cardinale Rylko.

 
R. – Raccogliendo l’invito del Santo Padre ad operare per la formazione evangelica e l’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici, impegnati in politica, quest’anno abbiamo incentrato la nostra Assemblea plenaria proprio sull’impegno dei laici nella vita pubblica e in particolare nella comunità politica. Un tema di scottante attualità, in considerazione dello scadimento anche morale della politica e della generale disaffezione della gente sfiduciata e scettica nei confronti di chi gestisce la cosa pubblica. Oggi è davvero urgente restituire alla politica l’anima che le è propria, recuperando ad esempio il significato del servizio al bene comune, ricostruendo una sensibilità morale e una solida base di valori condivisi, promuovendo soprattutto il concetto di una laicità davvero aperta, non ostile a Dio né timorosa di farlo entrare nella vita pubblica.

 
D. – Di fronte a questa sfide, che vengono rivolte poi ai fedeli di tutti i continenti, quindi di tutto il mondo, qual è l’impegno dei laici?

 
R. – La posta in gioco è alta, perché si tratta della difesa della persona umana, della sua dignità, della sua vocazione trascendente e dei suoi diritti inalienabili, radicati nella legge naturale e perciò non negoziabili. E’, dunque, molto vasto il campo d’azione che si apre davanti ai nostri laici, uomini e donne, chiamati ad essere sale della terra e lievito evangelico, per trasformare il mondo in cui vivono dal di dentro. E’ ovvio, la Chiesa non si identifica con alcun sistema né partito politico, però ha grande stima dell’opera di quanti si dedicano al servizio del bene comune, assumono il peso delle relative responsabilità, e vede nella politica una nobile vocazione, un’alta espressione della carità. Per questo è così importante oggi che i cristiani laici, impegnati nella vita pubblica, ricevano la formazione necessaria per potervi testimoniare la loro fede in Gesù Cristo con coraggiosa coerenza, perché è proprio restando fedeli a se stessi, alla propria identità battesimale, che essi concorreranno davvero alla rinascita della politica di cui tanto c’è bisogno.







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