2010-05-20 15:41:50

Appello della Chiesa thailandese: compassione e perdono per uscire dalla crisi


“Noi cattolici, parte della società Thai, non possiamo restare indifferenti in questa delicata situazione di conflitto. Tutti gli uomini sono figli di Dio: urge rispettare il valore della vita e la dignità umana. I principi di amore, compassione e perdono sono gli unici strumenti per uscire dalla crisi presente”: è quanto afferma l’intera Chiesa cattolica thailandese in un accorato appello inviato all’Agenzia Fides. Il documento è firmato dalla Conferenza Episcopale della Thailandia, dall’Associazione dei Superiori Maggiori degli ordini religiosi (maschili e femminili), dalle aggregazioni e dai movimenti laicali ecclesiali, da scuole e istituti cattolici, dall’Associazione delle donne e da quella degli imprenditori cattolici. Tutte le componenti più significative della comunità cattolica thailandese, a tutti i livelli, si sono unite e hanno lanciato – con unica voce - un appello per una pronta soluzione della crisi sociale e politica nel Paese, chiedendo a tutti di abbandonare la strada della violenza e di non permettere che vi sia altro spargimento di sangue. “La crisi presente – osserva il testo – deriva dal conflitto e dalle divisioni in seno alla società, come mai verificatesi prima nella storia nazionale, che hanno causato perdite di vite umane e danni alle proprietà. Se la violenza non si fermerà, condurrà alla catastrofe il nostro amato Paese” ammonisce il testo. I cittadini thai cattolici, sentendosi interpellati direttamente a operare per il bene comune della nazione, ricordano che “tutti siamo figli di Dio e tutti dobbiamo essere innamorati della nostra nazione, porgendo una attenzione speciale, incondizionata e senza discriminazioni, agli abitanti delle aree rurali”. Per questo ci si appella “al rispetto integrale del valore della vita e della dignità umana”, a “tenere come punti fermi i principi dell’amore, della compassione e del perdono, secondo la Parola di Dio: fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi”. I cattolici chiedono a tutte le forze in campo “di fermare ogni sorta di violenza e di utilizzare mezzi pacifici per la soluzione definitiva del doloroso conflitto in atto, per ricostruire l’armonia sociale nella nazione”. In particolare, in quanto fedeli che professano la fede in Cristo Gesù, tutti si impegnano “a raccogliersi per la Celebrazione Eucaristica, pregando Dio per la pace, e offrendo preghiere speciali per le vittime del conflitto; a recitare il Santo Rosario per la pace, ogni giorno, per tutto l’anno 2010; a osservare un minuto di silenzio e di raccoglimento ogni sera, alle ore 18, come preghiera per l’unità e la pace nel paese”. Intanto i fedeli cattolici e le chiese della capitale si sono attivate direttamente per l’assistenza agli “sfollati interni” che sono fuggiti dalle aree della città dove vi sono stati, e vi sono ancora, scontri fra manifestanti e forze dell’ordine. La Chiesa thailandese sta organizzando un grande raduno di preghiera, pacifico e pubblico, per domenica prossima, 23 maggio, a Bangkok per invitare i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà a dare il primato allo spirito, a invocare Dio, a operare per la riconciliazione della nazione. Da parte sua, padre Peter Watchasin, sacerdote della diocesi di Bangkok e direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Thailandia, in un commento all’agenzia Fides, ha affermato che “l’opinione pubblica è scossa e l’intera nazione ha bisogno di una riflessione seria sulle modalità di governo, sullo stato della società, sulla burocrazia, sul ruolo dell’esercito, sull’esercizio reale della democrazia”. Le camicie rosse, spiega, “convogliano al loro interno gruppi molto differenti fra loro: vi sono i sostenitori dell’ex premier Thaksin, ma anche molti contadini e poveri che lamentano seri problemi di ingiustizia sociale, di corruzione, diffusa nelle alte sfere della burocrazia e dell’esercito. Contestano i privilegi di quanti, esercitando il potere, si sottraggono alle regole e allo stato di diritto”.







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