La Comunità di Sant'Egidio rilancia il dialogo tra fedi e culture
La libertà del credo e il rispetto della diversità sono alla base della pace. Il dialogo
interreligioso rappresenta quindi una delle sfide più urgenti e delicate dell’agenda
internazionale. Così il presidente italiano Giorgio Napolitano ha salutato il convegno
organizzato ieri a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio sul tema "Dialogo tra fedi e
culture, la sfida della convivenza", al quale hanno preso parte rappresentanti delle
tre religioni monoteiste. Servizio di Francesca Sabatinelli. L’urgenza è
puntare sul dialogo per affrontare e dare soluzione alle problematiche dell’oggi e
del futuro, comprese quelle generate dalla grave crisi economica. E le religioni sono
chiamate a dare il loro contributo, dialogando tra loro, alimentando il rispetto per
l’altro. Gli ostacoli sono molti, primo fra tutti l’ingerenza della politica. Il rabbino
capo di Roma Riccardo Di Segni lo spiega chiaramente, citando
i rapporti tra islam ed ebraismo, offuscati dal conflitto in Medio Oriente:
“Il
problema dei rapporti ebraico-islamici parte da visioni identitarie differenti, in
cui la dimensione politico-storica assume rilievo non indifferente ed è inevitabilmente
collegato, legato, rovinato dalla dimensione politica di quello che succede nel vicino
Oriente. Quindi, è molto difficile, tanto difficile, quanto necessario e imperativo”.
Della
nociva presenza della politica ha parlato anche la preside della facoltà di Shari’a
all’università del Qatar, Aisha al-Manna’i. “Lavoriamo per diffondere
la consapevolezza del dialogo nel mondo arabo - ha detto - non senza difficoltà”:
(Parole
in arabo) “Il mio primo compito è di diffondere la cultura dell’amore per
l’altro. Quindi, il nostro compito è di dialogare tra di noi, di capirci. Sono molti
gli ostacoli. Primo, colui che dialoga qualche volta sente di avere ragione e che
gli altri non ne hanno. Il secondo ostacolo, molto grave, è la politica, perché spesso
noi dialoghiamo tra di noi, come fedeli, come dotti di questa religione o dell’altra,
e viene la politica a rovinare tutto”.
L’incontro tra le diversità,
ha spiegato Andrea Riccardi, fondatore della comunità, deve favorire
la comprensione non certo l’antagonismo: “Credo che il dialogo sia una
necessità, perché noi viviamo insieme nelle realtà dei nostri Paesi europei e viviamo
insieme anche nel mondo islamico, viviamo insieme a livello mediatico e virtuale.
Per vivere insieme ci si incontra, ma incontrandosi non si deve cozzare, ci si deve
capire, e il dialogo è un’arte che noi dobbiamo apprendere e comincia dal rispetto
e dall’accettazione dell’altro. La politica è dappertutto, la politica regge la società,
regola le relazioni internazionali. Il problema è che la cultura del dialogo attraversi
non solo le religioni, ma anche la vita politica e la cultura. Noi dobbiamo affermare
la cultura che è dialogo, perché ogni vera cultura è dialogo”.