Benedetto XVI all'udienza generale: da Fatima un messaggio di consolazione, non di
paura, che insegna a sperare in Dio
Il messaggio che viene da Fatima va oltre le minacce e gli orrori della storia, ma
parla di speranza e di fiducia in Dio. Benedetto XVI ha voluto ripetere questa convinzione
all’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro, durante la quale ha rievocato
di fronte a 30 mila persone le tappe del suo recente viaggio apostolico in Portogallo.
Ai saluti, il Papa ha invitato la Chiesa a pregare in vista della festa di Pentecoste.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Da Fatima
arriva un messaggio “consolante”, non di paura. Benedetto XVI invita un mondo troppo
spesso “sfiduciato” a non travisare ciò che un giorno di 93 anni fa la Madonna disse
a tre bambini portoghesi, mostrandosi loro in quello “spazio privilegiato” che il
cielo aveva aperto sulla terra. Uno spazio che da allora, afferma il Papa, insegna
a sperare nella “misericordia divina che guarisce e salva”: “E’
un messaggio incentrato sulla preghiera, sulla penitenza e sulla conversione, che
si proietta oltre le minacce, i pericoli e gli orrori della storia, per invitare l’uomo
ad avere fiducia nell’azione di Dio, a coltivare la grande Speranza, a fare esperienza
della grazia del Signore per innamorarsi di Lui, fonte dell’amore e della pace”. Sotto
il cielo grigio di una primavera mai del tutto sbocciata, Benedetto XVI ritorna in
Piazza San Pietro ai giorni trascorsi in Portogallo. “Un’esperienza toccante e ricca
di doni spirituali”, la definisce, fin dalla prima ora e dalla prima percezione, quella
di sentirsi compagno di viaggio di un uomo che vide straordinariamente congiunti,
sotto il segno della Vergine di Fatima, i destini della propria vita e della propria
missione: “Lungo tutto il viaggio (…) mi sono sentito
spiritualmente sostenuto dal mio amato predecessore, il venerabile Giovanni Paolo
II, che si è recato per tre volte a Fatima, ringraziando quella ‘mano invisibile’
che lo ha liberato dalla morte nell’attentato del tredici maggio, qui in questa Piazza
San Pietro”. Dalla “festa di fede
e di speranza” della Messa presieduta a Lisbona al Terreiro do Paço, nel bellissimo
scorcio tra la città e il fiume Tago, fino all’incontro con i rappresentanti del mondo
della cultura al Centro culturale di Belém, tutto si è condensato – rammenta il Pontefice
– in un imperativo: riscoprire il Vangelo, annunciarlo con vigore, convincersi che
i suoi valori sono un patrimonio che non può essere taciuto né dimenticato: “In
questa nobile Terra, come in ogni altro Paese segnato profondamente dal cristianesimo,
è possibile costruire un futuro di fraterna intesa e di collaborazione con le altre
istanze culturali, aprendosi reciprocamente ad un dialogo sincero e rispettoso”. Da
Lisbona alla Cova d’Iria, per immergersi, dice Benedetto XVI, in un’“un’atmosfera
di reale misticismo, nella quale si avverte in maniera quasi palpabile la presenza
della Madonna”. Il Papa si fa“pellegrino con i pellegrini” e affida alla Vergine –
confida a chi lo ascolta – gioie, attese e sofferenze del mondo, come pure la vita
dei sacerdoti, consacrati al cuore Immacolato di Maria. E il fiume di fuoco della
fiaccolata notturna, sottolinea il Pontefice, dà corpo e immagine alla forza della
fede, a Fatima espressa soprattutto dalle folle che recitano il Rosario: “Questa
preghiera tanto cara al popolo cristiano ha trovato in Fatima un centro propulsore
per tutta la Chiesa ed il mondo. La ‘Bianca Signora’, nell’apparizione del 13 giugno,
disse ai tre Pastorelli: ‘Voglio che recitiate il Rosario tutti i giorni’.
Potremmo dire che Fatima e il Rosario siano quasi un sinonimo”. Terminando
le catechesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha ricordato ai fedeli l’attuale periodo
liturgico della Chiesa, caratterizzato dalla Novena della Pentecoste. Per i giovani,
l’invito è stato “ad essere docili all'azione dello Spirito Santo”, per i malati ad
accoglierlo come Consolatore che li “aiuti a trasformare la sofferenza in offerta
gradita a Dio per il bene dei fratelli”, mentre per i nuovi sposi, l’augurio del Papa
è stato perché la vita di ogni famiglia “sia sempre alimentata dal fuoco dello Spirito,
che è l'Amore stesso di Dio”.