Appello dei vescovi calabresi: valorizzare la coscienza religiosa della gente
“Dovete carissimi confratelli, e noi con voi, dimostrare dovunque e comunque la vostra
sensibilità alle sollecitazioni che provengono dalla società, ben sapendo che questo
nostro contesto, pur nobile per tradizione e cultura, è incisivamente intessuto, purtroppo,
anche da fenomeni di diffuso malessere, malcostume, malaffare di ogni genere”. E’
quanto scrivono i vescovi calabresi nella loro lettera pastorale diffusa in questi
giorni sottolineando che il mandato dei sacerdoti è di “orientare il comportamento
cristiano ad agire evangelicamente”. “La forza morale di un popolo – si legge ancora
nel documento ripreso da ‘Avvenire’ – si misura dalla capacità di resistere, dalla
volontà di non soccombere davanti alle avversità della storia, della ‘ndrangheta e
della natura”. Ai presbiteri viene quindi raccomandato di “favorire sempre più e meglio
il coinvolgimento dei gruppi, dei movimenti, delle associazioni, a partire dall’Azione
Cattolica”. Viene poi ribadita la responsabilità di educare, formare, catechizzare,
evangelizzare con un mandato particolare: “perfezionare quello che è già valido e
ottimizzare quello che è buono approfondendo, per esempio, la coscienza religiosa
del popolo di Calabria”. Un popolo che sotto l’aspetto ecclesiale “non ha smarrito
il senso della verità e neppure la coscienza del bene”. Quella che si incontra nelle
diocesi calabresi è, infatti, “una religiosità spontanea, popolare, retaggio di una
cultura che per secoli è stata quasi esclusivamente rurale”. “Dobbiamo prendere quanto
di buono esiste – scrivono i vescovi calabresi – e incanalarlo verso la Parola di
Cristo”. I presuli riservano infine un pensiero “a quanti vanno a cercare la pecorella
smarrita” e a coloro che “sono continuamente minacciati e in pericolo di vita perché
l’onestà, la purità e la fedeltà a Cristo configgono con le mafie di varia natura”.
(A.L.)