Usa: la Corte Suprema dice no all’ergastolo per i minori
La Corte Suprema statunitense ha deciso di annullare le condanne ad ergastolo inflitte
ai minori che siano risultati colpevoli di crimini gravi, ad eccezione dell’omicidio.
L’organo giuridico americano – riferisce l’agenzia Misna – ha dichiarato ieri tali
condanne incostituzionali perché violano il divieto di infliggere pene crudeli e inusuali
sancito appunto dalla Costituzione. Anche l’articolo 37 della Convenzione dell’Onu
sui diritti dei bambini va in questa direzione: non è permesso punire un minore in
una maniera che lo umili o lo ferisca gravemente. Un minorenne non dovrebbe mai essere
rinchiuso in prigione, se non come rimedio estremo. Qualora imprigionato, ha diritto
ad attenzioni speciali e a visite regolari della famiglia. Negli Stati Uniti sono
111 le persone condannate all'ergastolo senza libertà sulla parola per crimini diversi
dall'omicidio commessi quando avevano meno di 18 anni. Circa il 70% di questi stanno
scontando la pena in Florida. I giovani occupano sempre di più le prime pagine dei
giornali con le loro storie di violenza, disadattamento e solitudine. Aumentano i
casi di violenza giovanile e negli Stati Uniti è acceso il dibattito su se e come
punirli . C'è chi protesta contro l'impunità garantita e chiede l'abbassamento dell'età
punibile, chi si interroga sulle misure alternative alla detenzione, e chi attribuisce
una forte responsabilità ai genitori e ai media. Studi di sociologia e psicologia
dimostrano che se gli adulti vengono meno al loro ruolo di educatori, i giovani non
hanno coscienza del limite né della punizione che ne consegue se esso viene travalicato.
Il crimine diventa così un gesto dimostrativo, un'affermazione di esistenza e, in
altri casi, addirittura un modo per passare il tempo. Su questi temi ci vorrebbe una
riflessione, a partire dalle istituzioni scolastiche e dalle famiglie stesse. (M.A.)