Negli atenei della capitale la Settimana delle scienze delle comunicazioni, promossa
dalla Pastorale universitaria del Vicariato di Roma
Si è aperta oggi, e proseguirà fino a sabato, negli atenei di Roma la Settimana delle
Scienze delle comunicazioni, sul tema “Il mondo digitale, i nuovi media al servizio
del nuovo umanesimo”. L’evento, promosso dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria
della diocesi, si svilupperà attraverso una serie di incontri e dibattiti che coinvolgeranno
tutte le Università della capitale. Ma in che modo è possibile educare i giovani ad
un uso corretto del mondo digitale? Marina Tomarro lo ha chiesto a Giampiero
Gamaleri, docente di Sociologia presso l’Università di Roma Tre, e tra i promotori
della settimana:
R. - Io credo
che oscilliamo tra due momenti molto importanti. Il primo è il momento della formazione:
fare in modo che i ragazzi abbiano consapevolezza del sistema dei media e quindi capiscano
quali siano gli elementi di formazione, di ricerca che occorre attivare per poter
avere un atteggiamento critico e una formazione professionale per chi vuole impegnarsi.
La seconda dimensione riguarda i produttori: fare in modo che vi sia la possibilità
di immettere nel circuito sempre più prodotti di qualità. In questo senso, io credo
che la Settimana sia significativa, perché mentre a Roma Tre parliamo per l'appunto
di formazione, ricerca e comunicazione, nell’ultima tavola rotonda che riguarda l'Università
della Sapienza viene affrontato il tema “I media, giovani e società. Come saremo domani?”,
in un dialogo tra giovani e docenti della disciplina.
D.
– Secondo lei, in che modo il mondo digitale oggi può essere al servizio della Chiesa
e quindi del Vangelo?
R. – Io credo che la chiave
fondamentale sia data da questo: vi è un’evoluzione dei media che, da una parte, presenta
vistosi rischi cui siamo tutti di fronte, ma presenta dall'altra anche un’opportunità
che non va trascurata, che potremmo chiamare l’opportunità del dialogo. La Chiesa,
come agorà, come ambiente nel quale c’è una circolazione di dialogo, è in analogia
con questo mondo dove ciascuno può diventare protagonista attraverso la rete. Certo,
nella rete c’è il rischio che vada molta, molta spazzatura, però nella rete possono
andare anche molti e molti valori: valori che non nascono soltanto dall’alto, ma nascono
da qualsiasi persona di buona volontà e in particolare, mi auguro, dai cristiani.
D.
– Oggi, tra i giovani sono molto diffusi anche i social network. In che modo possiamo
aiutare i ragazzi a usarli in maniera corretta?
R.
– Regole strette non ci sono. C’è una diffusione paziente e molto, molto tenace di
una buona volontà e di un’attenzione a questo fenomeno: fare in modo, cioè, che non
vi siano soltanto lodevoli iniziative dall’alto. Fino a poco tempo fa, fare una cosa
buona poteva consistere nel creare, per esempio, un organo di stampa o una televisione
o una radio di ispirazione cristiana. Molto più difficile, ma anche molto più promettente,
è quello di diffondere tanti, tanti "enzimi" di atteggiamento cristiano in tutti i
luoghi di dialogo che la rete consente.