2010-05-18 14:39:14

Negli atenei della capitale la Settimana delle scienze delle comunicazioni, promossa dalla Pastorale universitaria del Vicariato di Roma


Si è aperta oggi, e proseguirà fino a sabato, negli atenei di Roma la Settimana delle Scienze delle comunicazioni, sul tema “Il mondo digitale, i nuovi media al servizio del nuovo umanesimo”. L’evento, promosso dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria della diocesi, si svilupperà attraverso una serie di incontri e dibattiti che coinvolgeranno tutte le Università della capitale. Ma in che modo è possibile educare i giovani ad un uso corretto del mondo digitale? Marina Tomarro lo ha chiesto a Giampiero Gamaleri, docente di Sociologia presso l’Università di Roma Tre, e tra i promotori della settimana:RealAudioMP3

R. - Io credo che oscilliamo tra due momenti molto importanti. Il primo è il momento della formazione: fare in modo che i ragazzi abbiano consapevolezza del sistema dei media e quindi capiscano quali siano gli elementi di formazione, di ricerca che occorre attivare per poter avere un atteggiamento critico e una formazione professionale per chi vuole impegnarsi. La seconda dimensione riguarda i produttori: fare in modo che vi sia la possibilità di immettere nel circuito sempre più prodotti di qualità. In questo senso, io credo che la Settimana sia significativa, perché mentre a Roma Tre parliamo per l'appunto di formazione, ricerca e comunicazione, nell’ultima tavola rotonda che riguarda l'Università della Sapienza viene affrontato il tema “I media, giovani e società. Come saremo domani?”, in un dialogo tra giovani e docenti della disciplina.

 
D. – Secondo lei, in che modo il mondo digitale oggi può essere al servizio della Chiesa e quindi del Vangelo?

 
R. – Io credo che la chiave fondamentale sia data da questo: vi è un’evoluzione dei media che, da una parte, presenta vistosi rischi cui siamo tutti di fronte, ma presenta dall'altra anche un’opportunità che non va trascurata, che potremmo chiamare l’opportunità del dialogo. La Chiesa, come agorà, come ambiente nel quale c’è una circolazione di dialogo, è in analogia con questo mondo dove ciascuno può diventare protagonista attraverso la rete. Certo, nella rete c’è il rischio che vada molta, molta spazzatura, però nella rete possono andare anche molti e molti valori: valori che non nascono soltanto dall’alto, ma nascono da qualsiasi persona di buona volontà e in particolare, mi auguro, dai cristiani.

 
D. – Oggi, tra i giovani sono molto diffusi anche i social network. In che modo possiamo aiutare i ragazzi a usarli in maniera corretta?

 
R. – Regole strette non ci sono. C’è una diffusione paziente e molto, molto tenace di una buona volontà e di un’attenzione a questo fenomeno: fare in modo, cioè, che non vi siano soltanto lodevoli iniziative dall’alto. Fino a poco tempo fa, fare una cosa buona poteva consistere nel creare, per esempio, un organo di stampa o una televisione o una radio di ispirazione cristiana. Molto più difficile, ma anche molto più promettente, è quello di diffondere tanti, tanti "enzimi" di atteggiamento cristiano in tutti i luoghi di dialogo che la rete consente.







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