L'incontro del Papa con i rappresentanti degli episcopati europei, occasione per superare
le difficoltà puntando sul Vangelo
Con la sua persona e il suo esempio, a Fatima e a Lisbona, Benedetto XVI ci ha insegnato
a pregare. La gente ha scoperto di nutrire per lui un grande affetto. Sono le impressioni
del recente viaggio apostolico in Portogallo ricavate dal segretario del Consiglio
delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), padre Duarte da Cunha, originario
di Lisbona. Presente ieri all’udienza concessa dal Papa ai vertici dell’organismo
episcopale europeo, padre da Cunha ha illustrato in sintesi – al microfono della collega
della redazione inglese, Philippa Hitchen – gli argomenti trattati dalla Ccee
al cospetto di Benedetto XVI e della Curia Romana:
R. – E' stato
un incontro informale che ci ha permesso di raccontare e illustrare al Santo Padre
e alla Curia quanto stiamo facendo a livello di Ccee con le Conferenze episcopali:
quindi, la collaborazione, i progetti e i principali temi affrontati. Con il Santo
Padre è stato un incontro molto bello, nel quale si poteva vedere anche la sua gioia
per il viaggio in Portogallo, da dove è appena rientrato. Abbiamo avuto anche l’occasione
per discutere delle difficoltà che si vivono Europa, che si sta allontanando dalle
radici cristiane. Il Papa insiste molto nell’evangelizzazione e nella speranza. Abbiamo
avvertito un grande conforto. Per l’Europa sono veramente molto importanti i vescovi
e le Conferenze episcopali, appare un momento decisivo.
D.
– E’ anche un momento difficile...
R. – Molto difficile,
ma si capisce che non si può guardare solo ai problemi. La Chiesa non può rimanere
chiusa sotto le minacce di coloro che, purtroppo ed è una cosa gravissima, hanno macchiato
la Chiesa. La Chiesa deve continuare, perché c’è tanto da fare e non possiamo fermarci.
Quato, certo, senza dimenticare e senza far finta che non ci siano i problemi, ma
non possiamo neanche rimanere fermi in questi problemi. C’è il Signore Gesù, ci sostengono
i Santi e quindi c’è la possibilità di riuscire ad andare oltre le difficoltà. Questo
credo sia un segno anche a livello ecumenico, a livello della pastorale, dell’evangelizzazione,
della celebrazione della fede, della catechesi. Ci sono tante possibilità, perché
si vede che la gente ha sete di Dio e ha bisogno della gioia che viene dalla fede.
Questa è la nostra missione, come dice il Papa è quella di testimoniare.
D.
– Una reazione sulla visita del Papa in Portogallo: quali sono stati i momenti più
emozionanti e più belli, per lei?
R. – uno dei più
belli è stato a Lisbona: lo scenario era molto suggestivo, davanti al fiume, e soprattutto
si vedeva il Papa veramente contento. E poi, ciò che il Papa ci ha detto è stato di
una bellezza e di una forza incredibile. Ma anche vedere la folla di Fatima è stato
veramente commovente: soprattutto si vedeva che la gente era contenta. Mi ha fatto
molta impressione e mi ha commosso il silenzio, perché il Papa – ha sempre questa
abitudine – ci ha fatto restare in silenzio dopo l’omelia e sono stati momenti incredibili:
cinque minuti di silenzio in una folla di 500 mila persone, così come anche a Lisbona
e a Porto. Questo momento di silenzio e di vera preghiera di una moltitudine di persone
ci mostra come il Papa ci stia insegnando a pregare.
D.
– Quali sono le cose che rimarranno di più dopo questa visita e che porteranno dei
veri frutti?
R. – Forse l’immagine stessa del Papa.
La gente ha capito che il Papa è una persona di fede profondissima, una persona di
una gentilezza e di una sensibilità fortissime. Possiamo dire che la gente si è "innamorata"
del Santo Padre, ancora più di prima. La seconda cosa riguarda certamente i suoi testi,
che saranno sicuramente studiati ed approfonditi nei gruppi, nelle parrocchie. E in
questo Internet è un vantaggio, perché permette ormai a tutti di avere rapidamente
i testi. Il Papa riesce a dire le cose profondissime in modo così semplice che la
gente dice: “Io ho capito, ho capito”. Anche questo colpisce molto. Infine, l’entusiasmo:
abbiamo visto più di due milioni di persone che in un modo o in un altro sono stati
con il Papa per quattro giorni. C’è una tale speranza e c’è un tale entusiasmo nella
Chiesa che io sono sicurissimo porteranno frutto come segno dello Spirito Santo. E’
veramente un segno che c’è qualcosa di più grande rispetto alla nostra volontà.