Domani in Italia le salme dei due militari uccisi in Afghanistan
Sarà allestita questa mattina alla base afghana di Herat la camera ardente per
i due militari italiani morti ieri nel Nord Est del Paese, le cui salme saranno rimpatriate
domani. Ancora gravi le condizioni degli altri due soldati feriti. Unanime il cordoglio
del mondo politico e religioso. La Nato ha intanto definito eccellente il lavoro degli
italiani per la pace, ma sul terreno la violenza continua, con un nuovo attacco stamane
ai convogli dell'Alleanza: almeno 20 i morti. Il servizio di Barbara Schiavulli:
Sull’attacco
di ieri ai militari italiani in Afghanistan si attende la relazione che il titolare
della difesa farò oggi alle Camere mentre si riaccendono le polemiche sull’opportunità
della missione nel paese asiatico. Cecilia Seppia, ha raccolto il commento di Andrea
Margelletti, esperto di geopolitica: “Non si può avere solo una
soluzione militare, ma è necessario mettere sul tavolo tutte le realtà afghane. Solo
adesso la coalizione internazionale, ovviamente in primis gli americani, si sono convinti
che non è possibile soltanto utilizzare le armi, ma ci vuole una forte spinta politica.
Dall’Afghanistan sono partite le minacce di Al Qaeda ed è fondamentale che quel Paese
sia stabilizzato, affinché in Europa, negli Stati Uniti, la minaccia che proviene
da quelle aree possa essere ridotta al minimo. Ricordiamo che è uno sforzo della coalizione
internazionale: se un ingranaggio funziona molto bene, ma gli altri no, tutto il sistema
non funziona”.
Le forze internazionali in Afghanistan hanno versato un
pesante tributo di sangue, sono infatti 200 i militari, di diverse nazionalità morti,
dall’inizio dell’anno nel paese. Ma come valutare questi sacrifici? Cecilia Seppia
lo ha chiesto a Mons. Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia:
“Fatti
del genere, come quello capitato in Afghanistan, segnano di sangue la storia della
nostra nazione, ma direi diventano un seme ed un’opportunità di fiducia, perché si
possa continuare a guardare ai popoli come ad un’unica e bella famiglia umana. Le
missioni internazionali per la sicurezza e la concordia dei popoli sono un’esperienza
di evangelica speranza. Il militare ha un’etica ed è l’etica del dono, del dono di
sé, che è il senso vero del servizio ai popoli”.