Vicini al Papa e alle vittime degli abusi: i commenti di Giorgio Vittadini e don
Fortunato Di Noto
Una moltitudine di fedeli uniti accanto al loro Pastore: all’indomani della grande
manifestazione di solidarietà al Papa, i media italiani e internazionali sottolineano
la dimensione straordinaria dell’evento di ieri in Piazza San Pietro. Per un commento
sulla giornata, Alessandro Gisotti ha intervistato Giorgio Vittadini,
presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, esperienza nata nell’ambito di Comunione
e Liberazione:
R. – La sensazione
è proprio di qualcosa di non preorganizzato. E' stata la festa di ognuno e di tutti
intorno al Papa, come la garanzia della propria esperienza personale, come popolo,
famiglie, bambini. Assieme per dire: “Abbiamo bisogno del Papa per vivere fino in
fondo la nostra esperienza personale”. Una festa di popolo: c’era una gioiosità, una
letizia, una positività, un immediato entusiasmo che è figlio di questa esperienza
cristiana, che non per niente per essere certa ha bisogno di un segno, non di un simbolo,
e questo segno è il Papa. Dall’altra parte, la commozione reciproca, mi sembra, di
ognuno di noi verso il Papa, la commozione del Papa nel vedere che c’è un segno di
qualcuno che lo ama. La gente semplice, la “gente gente”, come diceva Giussani, che
è con lui.
D. – Ha colpito anche un aspetto visivo:
una moltitudine di fedeli, molti simboli, le bandiere dei movimenti, delle associazioni
ecclesiali: dunque, pluralità, ma unità attorno al Successore di Pietro…
R.
– Anche questo mi sembra un segno della vita della Chiesa, che questa pluralità di
esperienza, questo fiorire di movimenti non divide, ma costruisce. E’ l’unico carisma
che s’incarna nei diversi caratteri e diventa una rinascita della Chiesa già in atto.
Questi movimenti, come disse Giovanni Paolo II, sono "la primavera della Chiesa".
D.
– Il Papa ha sottolineato che il peccato è il vero nemico della Chiesa, chiedendo
ai fedeli, in particolare a chi era in piazza, di vivere il Vangelo "con radicalità
e coerenza"…
R. – Sì, perché ci vuole questa presa
di coscienza contro il moralismo di adesso. Ognuno di noi ha bisogno di essere liberato
dal male. Non bisogna sempre vedere il male nella bisaccia dell’altro, senza vederlo
in sé. La coscienza del peccato è l’inizio della positività della ricostruzione.
D.
– In Piazza San Pietro si è pregato per il Papa, ma anche, anzi assieme, per le vittime
degli abusi. Anche qui i fedeli seguono la via indicata da Benedetto XVI, di penitenza
e riconciliazione…
R. – Si è pregato per questo e
anche per i nostri sacerdoti, mettendo tutto insieme, perché questa preghiera sembra
meno efficace di altri mezzi apparentemente più concreti, ma io ricordo una frase
dell’”Albero degli zoccoli”: sono la forza che l’uomo non ha, sono il modo con cui
il Signore risponde. Il nostro Dio è un Dio che dialoga, un Dio che c’è, un Dio che
si fa ascoltare, un Dio che ascolta e non è al di là delle nubi. E’ un Dio-compagnia
e questo abbraccio impressionante di Piazza San Pietro ce lo ricorda e ci spinge nel
mondo con una forza in più.
Assieme alla solidarietà
al Papa, nella giornata di ieri - come abbiamo detto - si è pregato per le vittime
degli abusi sessuali da parte di membri della Chiesa. Ascoltiamo don Fortunato
Di Noto, fondatore dell’associazione Meter, intervistato da Luca Collodi:
R. – Credo
che questa manifestazione sia il prolungamento di ciò che tutta la Chiesa, gradualmente,
sta facendo per stare accanto al Santo Padre. Il Santo Padre è Pietro e quindi la
pietra su cui noi possiamo avere un punto di riferimento importante, in questa situazione
così difficile, drammatica, che non è un’emergenza marginale, ma è un’emergenza significativa
e particolare. La Chiesa deve impegnarsi, perché la pedofilia è un crimine contro
l’infanzia, è un crimine contro l’umanità e, soprattutto, è un peccato grave. Io auspico
che questi movimenti si impegnino poi nel territorio nel promuovere, in una pastorale
ordinaria, i diritti dell’infanzia, ad accogliere le vittime, a promuovere un senso
nuovo di prossimità per chi vive queste situazioni di dolore, di sofferenza. E lì,
dove si giocherà poi tutto, è il nostro impegno concreto di buoni samaritani, di servitori
della Parola e soprattutto di uomini e donne impegnati affinché questi atti criminali
non debbano mai più accadere.(Montaggio a cura di Maria Brigini)