Mons. Celli nella Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: la Chiesa sempre
più impegnata nella pastorale del mondo digitale
“Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola”.
E' questo il tema dell’odierna 44.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
“Attraverso i moderni mezzi di comunicazione – sottolinea Benedetto XVI nel Messaggio
per l’occasione pubblicato il 24 gennaio scorso – il sacerdote potrà far conoscere
la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando
l’uso opportuno e competente di tali strumenti, con una solida preparazione teologica
ed una spiccata spiritualità sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il
Signore”. Sul significato di questo messaggio, Philippa Hitchen ha intervistato
mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni
Sociali:
R. – Il messaggio
non è rivolto solamente ai sacerdoti ma è rivolto a tutti perché è la Chiesa in quanto
tale, quindi sacerdoti e fedeli laici impegnati, che deve riprendere consapevolezza
di questa sua responsabilità nel campo dei media, in questa cultura digitale. Certo
è che nel contesto della Chiesa i sacerdoti giocano un ruolo particolare e il Papa
sottolinea in maniera molto esplicita che si tratta di una pastorale vera e propria
nel campo creato dalle nuove tecnologie. Il Papa, nel suo messaggio, fa rilevare che
dobbiamo esercitare una diaconia, un servizio, nel campo della cultura digitale. Qualcuno,
recentemente, mi domandava: ma esiste veramente una cultura digitale? Tutto dipende
da che contenuto noi diamo alla parola “cultura”. Una cosa però è certa: le nuove
tecnologie hanno cambiato la nostra vita e, allora, credo che chi svolge un ministero
sacerdotale debba vedere anche come suo campo di pastorale il mondo dei media.
R.
– Il tono del messaggio è molto positivo e incoraggia tutte queste possibilità, ma
è anche vero che ci sono grandi preoccupazioni, grandi sfide in questo mondo digitale?
R.
– Il Papa in questi suoi ultimi messaggi guarda le nuove tecnologie con interesse,
ne percepisce anche l’offerta concreta che le nuove tecnologie possono offrire all’annuncio
della Parola. Perché - è innegabile - rimane sempre valida la missione affidata alla
Chiesa, quella di annunciare la Parola, l’unica parola che salva. Però è anche vero,
e ne siamo pienamente consapevoli, che le nuove tecnologie danno ampio spazio anche
a ciò che va a detrimento dell’uomo, che influisce negativamente sulla vita dell’uomo.
Io, alle volte, sottolineo sorridendo che l’uomo di oggi è molto attento all’ecologia
e – direi – giustamente: è attento all’aria che respira, all’acqua che beve, ai cibi
che gli vengono offerti. Però è meno attento a una ecologia spirituale. Vuol dire
che è meno attento a tutto ciò che oggi la società alle volte ci offre anche di meno
degno, di meno rispettoso per la dignità dell’uomo. Direi che il Papa – io l’ho sottolineato
varie volte – non è ignaro di queste difficoltà, anzi lui stesso nel messaggio dello
scorso anno sottolineava alcuni limiti della cultura digitale. Ecco perché credo che
in questo settore chi è preposto, quindi quel sacerdote che si assume in maniera esplicita
una pastorale nel mondo digitale, deve essere consapevole. Ed è qui ancora di più
l’attenzione della Chiesa. E’ innegabile, oggi che le nuove tecnologie non aiutano
al silenzio e io mi domando che spiritualità vera, profonda, possa esserci se l’uomo
non sa godere di certi momenti di silenzio! (Montaggio a cura di Maria Brigini)