2010-05-16 16:39:38

Mediazione del Brasile sul nucleare iraniano


Il Brasile scende in campo nella mediazione con l’Iran in merito al suo programma nucleare. Al via oggi a Teheran i colloqui fra il presidente Lula e il suo omologo Ahmadinejad, con l’obiettivo di trovare un accordo sulle proposte della comunità internazionale per evitare nuove sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Nel Paese è giunto anche il capo della diplomazia turca per incontrare i vertici locali. Ma come valutare l’impegno del Paese sud americano in questa fase? Eugenio Bonanata lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale del ‘Sole 24 Ore’: RealAudioMP3
R. – Adesso il presidente Lula si propone anche come un protagonista di una scena più internazionale, più ampia che non quella dell’America Latina. Ha detto che cercherà di fare del proprio meglio per convincere l’Iran a cooperare con la comunità internazionale. E’ interessante sottolineare che il presidente russo Medvedev ha detto che questa missione brasiliana potrebbe essere addirittura l’ultima chance, per l’Iran, prima della prossima riunione del Consiglio di Sicurezza che dovrebbe decidere nuove sanzioni.

D. – Quante possibilità di successo ha Lula in questa sua missione?
 
R. – Non è detto che questa possa essere una missione definitiva. Certamente vediamo che intorno al nucleare iraniano si stanno agitando una serie di attori internazionali anche nuovi. Il il Brasile in primo luogo e poi la Turchia, che si propone forse come luogo di scambio se eventualmente ci fosse l’accordo sull’uranio arricchito da parte del Brasile con l’Iran.
 
D. – Fra l’altro, il Brasile appoggia molto questo ruolo della Turchia...
 
R. – Sì, certamente, anche perché ha preso atto di una realtà. Il mondo musulmano, come abbiamo visto – soprattutto il Medio Oriente – non è più il mondo arabo, anzi il mondo arabo - se vogliamo - è un po’ in seconda fila. Le due potenze emergenti della regione sono l’Iran e la Turchia. La Turchia che, naturalmente, ha una sua proiezione occidentale molto forte e nell’ultimo anno – soprattutto con il governo di Erdogan – ha definito ancora di più la propria posizione. Basta guardare lo scontro che c’è stato con Israele sulla questione palestinese e su Gaza, l’appoggio dato alla Siria, i rapporti sempre più frequenti con l’Iran stesso, insomma la Turchia è un Paese-chiave della regione.







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