Giornata internazionale delle famiglie. Mons. Marchetto: ricongiungimenti e diritto
alla cittadinanza per gli immigrati
“L’impatto della migrazione sulle famiglie nel mondo” è il tema della Giornata
internazionale delle famiglie che si celebra oggi sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Per l'occasione il Forum delle associazioni familiari ha organizzato un convegno,
a Roma, dal titolo “Famiglie a colori: il futuro dell’Italia è interculturale”. La
discussione, che ha offerto una visione d’insieme sul fenomeno migratorio, è stata
animata dall’intervento dell’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio
Consiglio per i Migranti. Ce ne parla Marco Guerra:
Garantire
i ricongiungimenti famigliari e il diritto di cittadinanza attraverso “la ratifica
di strumenti internazionali tesi a difendere i diritti dei migranti e delle loro famiglie”.
Il segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti, mons. Agostino Marchetto, attinge
alle considerazioni del Santo Padre per mettere subito a fuoco le politiche necessarie
per fronteggiare le “nuove sfide e gli innumerevoli disagi” che si trova ad affrontare,
nel panorama attuale, la famiglia migrante. Parole che fanno eco anche all’appello
a sostegno dei diritti degli immigrati lanciato ieri dai Pontifici Consigli della
Famiglia e della Pastorale per i Migranti. Le famiglie si ricompongono, infatti, soltanto
dopo l’iniziale approdo di singoli componenti. Di conseguenza – spiega il presule
– “il progetto migratorio assume un carattere di provvisorietà che vede il ruolo della
cellula famigliare cedere il passo all’individuo”. “Si accentua così un isolamento
che talvolta sconfina nell’emarginazione” e che può condurre persino alla criminalità
e alla prostituzione. Al centro del ragionamento del segretario del picastero pontificio
c’è dunque l’idea del ruolo insostituibile della famiglia unita per riequilibrale
l’esistenza di tante persone che vivono questi drammi, poiché essa può “ridurre la
conflittualità tra l’immigrato e la società nella quale si trova a vivere” realizzando
così la vera coesione sociale. Mons. Marchetto esorta quindi a vedere nella Santa
Famiglia in esilio il modello di tutti i migranti ed invita le comunità cristiane
a sviluppare una “carità operosa” che si traduca anche nello sviluppo di relazioni
per l’inserimento di questi nuclei nei Paesi di accoglienza. Il presule chiama infine
ad una risposta ancora più calorosa e solidale nei confronti delle famiglie dei rifugiati
e di quelle degli sfollati all’interno del proprio Paese, condizioni che, secondo
le ultime stime dell’Onu, colpiscono almeno 44 milioni di persone in tutto il mondo.
Al
convegno è giunto il vivo apprezzamento dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,
che in un messaggio definisce la famiglia “un prezioso motore di integrazione”. Molti
i temi al centro degli interventi di politici ed esperti: tutela dei minori, ricongiungimenti,
ma anche maggiore attenzione alle politiche familiari. Il forum è, inoltre, tornato
a chiedere un riconoscimento formale in Italia di questa Giornata. Lo spiega al microfono
di Paolo Ondarza il presidente Francesco Belletti:
R.
– Abbiamo avuto grande attenzione a promuovere questa Giornata. In tutti i nostri
convegni le istituzioni e i governi sono sempre venuti, quello che ci manca è proprio
il riconoscimento formale di questa Giornata. Riconoscere formalmente con una legge
il 15 maggio come Giornata per la Famiglia ci sembrava una cosa importante. Chiediamo
di riconoscere che la famiglia sia una risorsa insostituibile nel nostro Paese.
D.
– Purtroppo, però, di famiglia, troppo spesso, si parla solo in campagna elettorale
e dalle parole non sempre si passa ai fatti…
R. - Adesso,
poi, anche di fronte alle difficoltà, alla crisi economica, si è confermato che senza
una famiglia forte e coesa i drammi, le condizioni delle persone ma lo stesso sviluppo
economico sono messi a rischio. Le imprese familiari, per esempio, sono stati un luogo
di non licenziamento, di difesa dell’occupazione molto più che le grandi aziende nel
nostro Paese e anche per questo l’Italia è riuscita ad attraversare meglio di altri
la crisi. Quindi, noi sottolineiamo un’evidenza, vogliamo dire che lavorare sulla
famiglia significa investire su una risorsa, non aumentare la spesa esistenziale,
ma promuovere lo sviluppo.
D. – Il futuro dell’Italia
è interculturale. Queste nuove famiglie che vengono a radicarsi in Italia si ritrovano
in un contesto in cui - come lei diceva - la famiglia non è realmente presa in considerazione
e non è considerata nella sua rilevanza sociale?
R.
- Ma sì. Le famiglie di migranti ci testimoniano quanto sia decisiva l’esistenza di
una famiglia forte. Loro stessi giudicano la fragilità del nostro legame di coppia,
la fragilità della responsabilità educativa della società occidentale, o la fragilità
nella cura degli anziani. Quindi, loro sono una testimonianza dell’insostituibilità
della famiglia. D’altra parte loro stessi spesso provengono da percorsi familiari
molto accidentati, con una prevalenza dell’uomo sulla donna, con una scarsa tutela
dei bambini. Quindi anche richiamare queste famiglie a una cittadinanza più europea,
costruita sui valori cristiani e laici della pari dignità, dell’uguaglianza, dei diritti
dei bambini. C’è proprio un incontro che potrebbe essere produttivo e, sicuramente,
una migrazione a base familiare è più stabile, più responsabile, e dà una cittadinanza
migliore.
D. - Dunque una Giornata per dire che il futuro
della famiglia è a colori, ma anche per lanciare un appello a dare più sostegno alle
famiglie italiane, perché continuino a fare figli e non siano penalizzate...
R.
- Sì, bisogna che ci siano dei gesti efficaci. Ci vuole un fisco che finalmente sostenga
le famiglie che hanno carichi familiari; ci vuole un piano per la famiglia, ci vuole
maggiore facilità di conciliazione tra famiglia e lavoro. L'agenda del Paese potrebbe
riempirsi di azioni concrete che migliorano sensibilmente la condizione di vita delle
famiglie. Ripeto: se riparte la famiglia, riparte il Paese!