2010-05-14 15:45:51

Il Consiglio di Stato: l'ora di religione concorre al credito scolastico


Gli insegnanti di religione in Italia plaudono alla sentenza del Consiglio di Stato secondo la quale l’ora di religione concorre con le altre materie all’attribuzione del credito scolastico. Soddisfazione dal Ministero dell’Istruzione. Ma non mancano le polemiche: la rete degli studenti parla di discriminazione per chi non si avvale dell’insegnamento della religione e chiede l’introduzione di corsi alternativi, mentre secondo i radicali la religione cattolica è stata tacitamente eletta a religione ufficiale della scuola italiana. Non è d’accordo Sergio Ciccatelli, esperto di legislazione scolastica che, al microfono di Paolo Ondarza spiega: “Questa sentenza non rappresenta nulla di nuovo”.RealAudioMP3

R. – L’insegnamento di religione è facoltativo ma - diceva già la Corte costituzionale nel 1989 - una volta che lo studente lo ha scelto diventa per lui obbligatorio frequentarlo. Il Consiglio di Stato aggiunge che se è obbligatorio frequentarlo, allora è doveroso valutarlo.

 
D. – Questo rafforza anche il ruolo degli insegnanti di religione?

 
R. - In un certo senso sì, perché la situazione che si era venuta a creare era stata più quella di una campagna mediatica che non di una condizione giuridicamente definita. Quindi, il Consiglio di Stato ha semplicemente ribadito che gli insegnanti di religione partecipano alla valutazione dei loro alunni come era sempre stato.

 
D. – Alcune associazioni laiche di studenti chiedono dei corsi alternativi che sono previsti da questa sentenza del Consiglio di Stato ma che sono assenti nella maggior parte delle scuole…

 
R. – Sì, questo è vero. Solo il quattro per cento degli studenti di scuola superiore che non frequentano religione fanno effettivamente delle attività alternative. Molto spesso è l’incapacità della scuola di attivare queste opzioni. La sentenza del Consiglio di Stato introduce, appunto, un aspetto che lo stesso Consiglio dichiara non essere richiesto ma sente il dovere di aggiungerlo e, cioè, la raccomandazione che le scuole assicurino effettivamente delle attività alternative. Il problema è che il Consiglio di Stato fa riferimento a un quadro normativo che è precedente a quello attuale. Da quest’anno, infatti, è in vigore il nuovo regolamento di valutazione che è stato varato lo scorso anno dal ministro. Secondo questo regolamento ci sarà un trattamento diverso tra l’insegnante di religione e l’insegnante di attività alternative. L’insegnante di religione partecipa a pieno titolo allo scrutinio, quello di attività alternativa dà semplicemente un parere sui risultati della sua attività e questo effettivamente - a mio parere - può creare una disparità di trattamento.

 
D. – Forse da questo punto di vista ci potrebbe essere qualche correzione da fare?

 
R. - Personalmente mi auguro che questa correzione ci sia. Il Consiglio di Stato con la sua raccomandazione in un certo senso lancia un messaggio a coloro che già hanno promesso ricorsi su questo aspetto.







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