Festival di Cannes: plausi per i film fuori concorso di Manoel de Oliveira e Patricio
Guzman
Con due mezze delusioni e una piccola sorpresa, incomincia in sordina il Concorso
Internazionale del 63.mo Festival di Cannes. Non convincono a pieno Chongqing Blues
di Wang Xiaoshuai e The Housemaid di Im Sang-soo. Il primo segue il ritorno a casa
di un marinaio intenzionato a ricostruire la memoria di un figlio abbandonato quindici
anni prima e ucciso dalla polizia durante un tentativo di sequestro di persona. Il
secondo racconta le tragiche disavventure di un’ingenua e passionale cameriera al
servizio di una famiglia potente e spietata. Se l’uno insegue l’emozione, cercando
di fabbricarla attraverso frasi fatte, prevedibili colpi di scena e inquadrature di
routine, l’altro mescola in maniera ipocrita e senza ispirazione erotismo e moralismo,
cavalcando una timida protesta sociale. Entrambi sono la più evidente dimostrazione
che il cinema, se non tocca l’anima dei personaggi, rivela apertamente la sua indole
manipolatoria. Risulta esente da un tale rischio Tournée di Mathieu Amalric, che pur
ambientando il suo film nel mondo triviale dello striptease, coglie in molte scene
la verità dei sentimenti. Qui siamo nella provincia francese, dove si muove una strana
compagnia di giro, formata da un impresario pieno di debiti e una banda di artiste
di cabaret che alternano lo spogliarello al numero musicale. L’allegria della scena,
sovente fabbricata ad arte, si stempera nella malinconia della solitudine, nell’imbarazzo
dei desideri muti, nel rimpianto di una famiglia perduta. Non tutto riesce ad Amalric,
ma quello che funziona ci ricorda il miglior Cassavetes. Le cose più belle di questi
primi due giorni di festival vanno in tutti i casi cercate altrove, nel fuori concorso
o nel Certain Regard. Del primo fa parte La nostalgia de la luz di Patricio Guzman,
del secondo O estranho caso de Angelica di Manoel de Oliveira. Ambientando il suo
film nel deserto di Atacama, il regista cileno crea un cortocircuito fra gli astronomi,
gli archeologi e le donne che cercano i resti dei loro cari, scomparsi durante la
dittatura di Pinochet. Raccontando la storia di un fotografo folgorato dall’immagine
di una donna scomparsa, il cineasta portoghese realizza invece un film testamentario,
in cui l’amore è il vero legame fra i vivi e i morti. Per entrambi, si sente, il cinema
non è un mestiere, ma un vero motore dell’esistenza. (Da Cannes, Luciano Barisone
per Radio Vaticana)