L'omelia del cardinale Bertone a Fatima: solo i piccoli e gli umili entrano nel regno
dei cieli
Ieri sera, al termine del Rosario, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone
ha celebrato la Messa della Veglia della Solennità della Vergine di Fatima. Il porporato
nell’omelia, ricordando i piccoli veggenti di Fatima, ha sottolineato le parole di
Gesù: «Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel
regno dei cieli» (Mt 18,3). Per entrare nel regno – ha affermato - dobbiamo farci
umili, sempre di più umili e piccoli, piccoli il più possibile: questo è il segreto
della vita mistica. Un serio avvio della vita spirituale ha inizio quando una persona
fa un autentico atto di umiltà, lasciando la difficile posizione di chi si ritiene
sempre il centro dell’universo per abbandonarsi nelle braccia del mistero di Dio,
con un’anima da bambino. Nelle braccia del mistero di Dio! … Egli, che è Dio di infinita
grandezza, si è fatto così piccolo e umile davanti a noi che soltanto gli occhi della
fede e dei semplici Lo possono riconoscere (cfr Mt 11,25). Così ha messo in discussione
l’istinto naturale di protagonismo che regna in noi: «Diventare come Dio» (cfr Gen
3,5). Ebbene! Dio è apparso sulla terra come bambino. Adesso sappiamo come è Dio:
è un bambino. Bisognava vedere per credere! Egli è venuto incontro al nostro prepotente
bisogno di emergere, ma ne ha invertito la direzione proponendoci di metterlo al servizio
dell’amore; emergere sì, ma come il più pacifico, indulgente, generoso e servizievole
di tutti: il servo e l’ultimo di tutti”. Il cardinale Bertone, parlando dell’amore,
ha fatto poi questa considerazione: “A volte ci lamentiamo a causa della presenza
marginale del cristianesimo nella società attuale, della difficoltà nel trasmettere
la fede ai giovani, della diminuzione delle vocazioni sacerdotali e religiose… e si
potrebbero elencare altri motivi di preoccupazione; infatti non di rado ci sentiamo
dei perdenti al cospetto del mondo. L’avventura della speranza però ci porta più lontano.
Ci dice che il mondo è di chi più lo ama e meglio glielo dimostra. Nel cuore di ogni
persona c’è una sete infinita d’amore; e noi, con l’amore che Dio riversa nei nostri
cuori (cfr Rm 5,5), possiamo soddisfarla. Naturalmente, il nostro amore deve esprimersi
«non a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità», sovvenendo gioiosamente
e sollecitamente con i nostri beni alle necessità degli indigenti (cfr 1Gv 3,16-18)”.
Quindi ha invitato a leggere la Visita del Papa in Portogallo alla luce del suo motto:
«Papa Benedetto XVI, con te camminiamo nella Speranza!» “Queste – ha detto - sono
parole che hanno il sapore sia di una confessione collettiva di fede e adesione alla
Chiesa con il suo fondamento visibile in Pietro, sia di un personale apprendistato
di fiducia e di lealtà nei confronti della guida paterna e saggia di colui che il
Cielo ha scelto per indicare alla umanità di questo tempo la via sicura che ivi porta”.
Infine ha elevato la sua preghiera a Maria perché ci insegni a donare il Cielo alla
terra: “O Vergine Maria, insegnaci a credere, adorare, sperare e amare con te! Indicaci
la via verso il regno di Gesù, la via dell’infanzia spirituale. Tu, Stella della Speranza
che trepidante ci attendi nella Luce senza tramonto della Patria celeste, brilla su
di noi e guidaci nelle vicende di ogni giorno, adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen”.