Regno Unito: proseguono i colloqui per la formazione del governo
E' iniziato a Londra, alla Camera dei Comuni, il primo negoziato ufficiale tra dirigenti
laburisti e liberaldemocratici, nell’ambito dei colloqui per la formazione del nuovo
governo britannico. Nei giorni scorsi, dopo l’esito delle elezioni del 6 maggio da
cui nessun partito è uscito con la maggioranza assoluta in Parlamento, erano invece
stati avviati contatti tra il leader conservatore David Cameron e il lib-dem Nick
Clegg. Ieri, intanto, l’annuncio del premier uscente Gordon Brown di voler lasciare
la carica di leader del New Labour il prossimo settembre, in tempo per l'annuale congresso
del partito. Sulla decisione di Gordon Brown, ascoltiamo Antonio Varsori, docente
di Storia delle Relazioni internazionali all’Università di Padova, intervistato da
Giada Aquilino:
R. – Credo
che sia un tentativo, attraverso un sacrificio personale, di dare qualche chance al
partito laburista. Brown, indipendentemente dalla sua esperienza come capo di governo,
probabilmente ritiene - sacrificando la sua persona - di dare qualche possibilità
al partito laburista, per tentare contatti con i liberaldemocratici e vedere se vi
è una possibilità di un governo di coalizione.
D.
– Conservatori e liberaldemocratici in questo momento, però, stanno proseguendo le
discussioni sulla riforma elettorale. Perché?
R.
– È uno dei nodi centrali che viene posto dai liberaldemocratici. Un cambiamento del
sistema elettorale li potrebbe favorire in qualsiasi futura competizione. Questo,
devo dire, è sempre stato un elemento di particolare rilievo e anche molto delicato
della vita politica inglese. Il sistema elettorale qualche volta ha posto dei problemi,
perché essendo un sistema maggioritario, per giunta basato sui singoli collegi, porta
a delle situazioni che possono essere considerate singolari e non esattamente corrispondenti
alle opinioni dell’elettorato. D’altro canto, l’elettorato inglese ha sempre preferito
in linea di massima avere un sistema tale da consentire governi tutto sommato stabili
e duraturi.
D. – Quali cambiamenti potrebbe portare
un proporzionale puro, quello voluto dai lib-dem?
R.
– Non mi sembra che faccia parte della tradizione della cultura politica inglese.
Quello attuale è un sistema che, tutto sommato, gli inglesi ritengono sia efficace
e ho i miei dubbi che venga cambiato in maniera così radicale. Forse un aggiustamento
con qualche elemento di proporzionalità potrebbe esserci, ma ribadisco che questo
sistema è sempre stato considerato positivo, soprattutto dai partiti importanti, cioè
dai conservatori e dai laburisti, perché in fin dei conti ha spesso assicurato all’uno
o all’altro la possibilità di avere una stabilità e di avere una chance di governare.
I partiti terzi, d’altra parte, hanno sempre cercato di cambiare il sistema elettorale,
ma ho qualche perplessità che ciò avvenga.