2010-05-11 15:52:51

Nel mondo sono oltre 215 milioni i bambini sfruttati per il lavoro


Proseguono all’Aja i lavori della Conferenza globale sul lavoro minorile, organizzata dai Paesi Bassi, in collaborazione con l’Oranizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) e in cooperazione con Unicef e Banca Mondiale. La conferenza si propone di definire una vera e propria roadmap per giungere all’eliminazione del lavoro minorile nel 2016. Nel suo ultimo rapporto l’Oil stima che tra il 2004 e il 2008 il numero globale dei bambini lavoratori sia sceso di circa il 3 per cento: da 222 milioni a 215 milioni. La preoccupazione, tuttavia, è che la crisi economica mondiale possa “frenare” i progressi raggiunti finora volti ad eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016. Sentiamo Furio Rosati, delegato dell’Oil alla Conferenza dell’Aja intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. – In parte a seguito della crisi, in parte a seguito anche di altre ragioni, il progresso nell’eliminazione del lavoro minorile è rallentato negli ultimi anni. La speranza è che questa conferenza, riportando governi, organizzazioni internazionali a riflettere su questo punto dia nuovo vigore a questa iniziativa.

 
D. – La proposta dell’Oil è proprio quella di un'operazione concertata per riuscire in questo obiettivo …

 
R. – E’ abbastanza rappresentativo di questo nuovo atteggiamento anche delle organizzazioni internazionali che in questa conferenza sono stati presentati due rapporti sulla condizione del rapporto minorile e sulle strategie di intervento. Un rapporto dell’Oil nel quale si fanno le nuove stime aggregate è un rapporto congiunto di Banca mondiale, Unicef e Ilo che è stato elaborato dal programma “Understanding Children’s Work”. Per la prima volta vede tre grandi agenzie dell’Onu e altre agenzie multilaterali, offrire una visione congiunta della situazione e delle strategie per affrontare la questione del lavoro minorile.

 
D. – Quando parliamo di lavoro minorile, in particolare delle forme peggiori di lavoro minorile, parliamo di settori che sono molto diversi l’uno dall’altro e che vanno affrontati, quindi, con politiche diverse …

 
R. – Sono stati identificati quattro pilastri strategici per la lotta contro il lavoro minorile: l’educazione, un miglioramento nelle condizioni del mercato del lavoro per i giovani e per gli adulti, l’espansione e un’adeguata copertura da parte dei sistemi di protezione sociale e il cambiamento, anche, dell’atteggiamento delle comunità e dei Paesi nei confronti del lavoro minorile.

 
D. – Cosa si propone di raggiungere la Conferenza come risultato-base?

 
R. – La Conferenza fa due cose importanti: la prima è che riafferma l’impegno della comunità internazionale all’obiettivo estremamente ambizioso dell’eliminazione delle peggiori forme del lavoro minorile nel 2016; è anche significativo che la riaffermazione di questi obiettivi avvenga in un periodo in cui stiamo appena uscendo da una grossa crisi internazionale. Ci auguriamo che – crisi permettendo – poi a questo segua anche un maggiore impegno finanziario da parte dei governi. Ma ci auguriamo anche che i governi dei Paesi in via di sviluppo si impegnino con maggiore vigore nella lotta contro il lavoro minorile. Anche questi Stati, infatti, possono fare molto!







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