Gli interventi dei cardinali Tauran e Rodríguez Maradiaga al Corso per diplomatici
dell'America Latina
Con gli interventi del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio
per il Dialogo Interreligioso, e del cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo
di Tegucigalpa, in Honduras, si è aperto ieri pomeriggio presso la Pontificia Università
Gregoriana il Corso per diplomatici provenienti dai Paesi dell’America Latina, organizzato
dalla Fondazione La Gregoriana e dall’Istituto Maritain, dedicato alla ‘Chiesa Cattolica
e alla politica internazionale della Santa Sede’. Il servizio di Fabio Colagrande:
Rafforzare
la collaborazione bilaterale tra la Santa Sede e tutte le nazioni che condividono
le sue stesse preoccupazioni per quanto riguarda il futuro dell’umanità. E’ questo
– come ha ricordato il presidente della Fondazione La Gregoriana, padre Imoda - lo
scopo ultimo di questo Corso per diplomatici giunto alla sua quarta edizione. Intervenenendo
nella sessione inaugurale con una relazione su "Chiesa e politica" il cardinale
Jean-Louis Tauranha sottolineato che "anche nelle cosiddette società secolarizzate
il fatto religioso resta il fatto sociale maggioritario". "La vera città – ha aggiunto
il porporato francese - è quella dove abitano gli uomini e dove pure Dio possiede
la sua casa". Il cardinale ha quindi incoraggiato l’impegno dei credenti in politica.
Eccolo ai nostri microfoni: R. – Personalmente, lamento che
ci siano così pochi cattolici cristiani nella politica. Io penso che le nostre scuole
cattoliche e nostre università cattoliche dovrebbero essere dei vivai dove nascono
queste vocazioni di servizio alla “res publica”, perché il battezzato ha per vocazione
di essere testimone dove lavora, dove vive, compreso nella società internazionale. D.
– Lei non ha timore che questa vicenda degli abusi sessuali possa far perdere credibilità
alla Chiesa sullo scenario politico internazionale? R. – C’è
tutta un’orchestrazione, evidentemente; ma io penso che quando si vede sul terreno
cosa fa la Chiesa, cosa fanno i sacerdoti e le religiose, il positivo è molto, molto
più grande del negativo. Certo, sarebbe meglio che non esistessero questi casi, però
io dico sempre: voi laici dovete aiutare i vostri sacerdoti, non lasciateli da soli!
Sono persone che hanno bisogno di essere stimate, amate … dovete sostenerli! Lo
specifico contributo della Chiesa latinoamericana a un magistero sociale che tuteli
la persona, la vita umana e attui l’opzione preferenziale per i poveri è stato ricordato
dal cardinale Rodríguez Maradiaga che ha voluto così sottolineare
ai nostri microfoni l’utilità di questo corso: R. – La diplomazia accreditata
presso la Santa Sede a volte non ha un’idea complessiva e poi, non conosce a sufficienza
la Curia vaticana e neppure la struttura della Segreteria di Stato. Mi sembra un’iniziativa
molto importante! D. – Quali sono le sfide più importanti per
la Chiesa cattolica oggi in America Latina? R. – La prima di
tutte è la nuova evangelizzazione: questo progetto fu lanciato da Giovanni Paolo II
e continua con Benedetto XVI, come ha detto la Conferenza di Aparecida. Penso che
l’idea del “discepolato missionario” sarà l’orizzonte anche per i prossimi anni. D.
– L’America Latina come sta vivendo questo momento così difficile per la Chiesa? R.
– E’ un momento di consolidamento della fede, di una maggiore profondità … E poi,
dobbiamo vivere anche sapendo che la vita della Chiesa non è facile, non è mai stata
facile! Lo leggiamo già negli Atti degli Apostoli... così vediamo che anche ai nostri
tempi non è pensabile vivere sempre una situazione pacifica; però, c’è anche una risposta
di grande fervore, come ad esempio per l’Anno Sacerdotale. Dalle nostre parti è veramente
un fiorire di vocazioni, anche al sacerdozio e quindi questo momento difficile si
vive in modo diverso, mantenendo la speranza.