2010-05-10 16:08:02

Ue: varato piano salva-euro, in rialzo le Borse


Le principali Borse europee volano in rialzo, spinte dal piano varato nella notte dalla Ue per sostenere la moneta unica minacciata dagli attacchi della speculazione. In totale sono stati stanziati 750 miliardi di euro, compreso l'intervento del Fondo Monetario Internazionale. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3
 
Londra guadagna oltre il 4%, Parigi oltre il 6%, Atene circa l’11 e Madrid segna più 12%, anche sulla scia del forte rialzo dei futures sugli indici della Borsa di New York. Tutto innescato dal piano varato nella notte dall’Ue. Da parte sua, il direttore generale del Fmi, Dominique Strauss-Khan, afferma che il piano per la difesa dell'Euro è “un grande passo avanti”, che le misure prese questa notte sono importanti “sia sul lato europeo che su quello della Bce” e che potrebbero essere sufficienti. Il piano varato dall’Unione europea dopo 10 ore di negoziati è senza precedenti: 750 miliardi per blindare la zona euro dagli attacchi della speculazione ed evitare il rischio default di altri Paesi dopo quello corso con la Grecia. In sostanza, ci sono: uno scudo 'anti-speculazione' di 60 miliardi di euro e 440 miliardi di prestiti bilaterali da parte degli Stati membri della zona dell'Euro, sul modello del piano salva-Grecia. Si sommano alla quota del Fmi: aumentata da 220 a 250 miliardi. Dopo il no deciso del Regno Unito agli aiuti, a sbloccare la situazione è stata la Germania, che ha chiesto però nuove misure contro il deficit a Madrid e Lisbona. Ma se il piano salva l’emergenza, resta il bisogno di più politica economica. La Commissione spinge per l’istituzione di una vera governance economica in ambito Ue. Fa sapere che presenterà già mercoledì le sue proposte per procedere verso un rafforzamento del coordinamento tra la politiche economiche dei Paesi Ue.
 
Al fondo lanciato a Bruxelles non partecipa dunque la Gran Bretagna. Il ministro delle Finanze di Londra, Darling, ha infatti confermato che il Regno Unito non contribuirà al piano anticrisi. Sulla gravità della situazione nella zona Euro e sulla spaccatura in seno all’Unione europea nell’adottare le misure anticrisi, il commento dell’economista Francesco Carlà, intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. – La strategia europea in questo momento era abbastanza obbligata, perché eravamo arrivati davvero alla fine dell’Euro, perlomeno alla fine dell’Euro così come lo avevamo conosciuto. Infatti, già si parlava di Euro a due velocità, di doppio Euro, di Euro per i Paesi latini ed euro per i Paesi del Nord Europa. Insomma, era assolutamente un’esigenza politica, prima ancora che economica e finanziaria. Per questo si sono riuniti con tanta urgenza.
 
D. – Si sono riuniti con urgenza, hanno visto che i soldi ai quali avevano pensato inizialmente non bastavano e in più hanno deciso la creazione di un fondo europeo nei confronti del quale ci sono parecchie opposizioni. Come mai?
 
R. – Le opposizioni ci sono perché, come sempre, quando c’è da mettere mano al portafoglio, i discorsi teorici, politici di un certo genere "vanno in soffitta" e arriva il momento in cui si cerca di fare gli interessi più specifici del proprio Paese. Anche perché poi questa vicenda dell’Euro è nata a cavallo di due campagne elettorali, anzi di due sedute elettorali: una in Germania ed una in Inghilterra. Quindi, certi atteggiamenti dell’Inghilterra e quelli iniziali di resistenza della Merkel, della Germania, spiegano anche questo punto di vista. La Merkel ha perso le elezioni per aver dovuto alla fine dire sì al piano greco e al piano europeo.
 
D. – In un’epoca di globalizzazione, anche della finanza, dell’economia, dei mercati, ha senso non partecipare ad un meccanismo di difesa dalle crisi monetarie, solo perché non si fa parte della moneta unica?
 
R. – A mio avviso non ha nessun senso per due ragioni. La prima è che adesso la sterlina potrebbe diventare il nuovo obiettivo della speculazione. Quindi, gli inglesi avranno qualche difficoltà a chiedere aiuto ai partner europei e ad ottenerlo. Mi sembra poi molto sballato anche dal punto di vista strategico per l’Inghilterra, perché l’Inghilterra ha alcuni dei più grossi istituti di credito, istituti bancari del mondo, che sono fortissimamente esposti anche all’area Euro, che poi è uno dei motivi per cui Obama si è dato così tanto da fare per supportare le decisioni della Merkel e dell’Europa in questa vicenda. Da una parte, c’è un fatto di democrazia globalizzata, ma dall’altro c’è un fatto molto più pratico di coinvolgimento enorme delle banche americane nelle vicende europee.







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