2010-05-10 15:23:07

Presentata la 46.ma Settimana sociale italiana, in programma in ottobre a Reggio Calabria. Intervista con mons. Arrigo Miglio


“Sì dalla Chiesa italiana al federalismo, previsto dalla Costituzione, purchè il Paese continui ad essere solidale”. Così si è espresso mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, presentando questa mattina presso la nostra emittente la 46.ma Settimana Sociale che avrà luogo dal 14 al 17 ottobre a Reggio Calabria, sul tema “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”. Sulla crisi europea è stato sottolineato che l’Italia, a differenza della Grecia, è ancora “in piedi” anche grazie al del volontariato, vero ammortizzatore sociale del Paese. Ma quanto hanno inciso nella scelta di Reggio Calabria, quale sede dei lavori, i recenti fatti di Rosarno? Paolo Ondarza lo ha chiesto a mons. Miglio.RealAudioMP3

R. – Non è una scelta casuale, non è legata ad episodi contingenti, perché dell’agenda abbiano cominciato a parlare due anni fa, quindi ben prima dei fatti di Rosarno. Una delle aree su cui ci pareva importante riflettere era proprio quella dell’immigrazione, ma poi la prima area in cui si articola l’agenda riguarda proprio i problemi del mondo del lavoro, soprattutto dell’impresa e della necessità di crescere. Molte diocesi hanno chiesto di affrontare queste esperienze, soprattutto le aggregazioni ecclesiali ed anche i vari ambiti professionali sia della finanza sia del mondo sociale. Ci sentiamo quindi abbastanza confortati da ciò che leggiamo, da ciò che abbiamo ascoltato nel proporre questi punti come questioni sulle quali poter fare leva per muoverci verso una crescita per il bene comune.

D. – “Bene comune”: un concetto che forse è poco al centro dell’agenda politica…
 
R. – Purtroppo sì, è poco al centro. Abbiamo voluto provare ad individuare dei problemi concreti che possono permetterci intanto di concorrere al bene comune con tutte le forze di buona volontà e poi anche di realizzare storicamente, concretamente, un bene comune possibile oggi: questo, però, all'interno della visione di bene comune che è caratteristica dell’insegnamento sociale della Chiesa.
 
D. – Alcuni esempi?
 
R. – Sui temi dell’immigrazione, ci siamo focalizzati su un punto preciso: il problema dei figli d’immigrati che nascono sul nostro suolo, nel nostro Paese. Il tema della famiglia abbiamo preferito considerarlo in modo trasversale, per cui dove si parla di lavoro, dove si parla di educazione, dove si parla di mobilitazione delle risorse che escono dall’università, il tema della famiglia ci sembra un tema trasversale che va tenuto al centro in tutti questi ambiti.
 
D. – Di fronte alla crisi internazionale e alla crisi europea, originata dalla situazione economica in Grecia, com’è possibile guardare ancora con speranza ad un futuro basato su valori etici?
 
R. – E’ possibile guardare ancora con speranza, perché le buone volontà non mancano, le risorse non mancano, ma hanno bisogno di essere sostenute e sviluppate. Tutto il nostro discorso tiene conto del contesto globalizzato e noi abbiamo proprio preso quest’impegno: far emergere gli elementi di speranza. Non vorremmo che le notizie negative potessero far dimenticare invece gli elementi di speranza che ci sono.







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