2010-05-09 14:47:54

India: lo studio della Bibbia promuove un maggiore impegno dei fedeli


Lo studio della Bibbia sta trasformando la vita dei cristiani nell'India nord-orientale e sta avendo molte conseguenze pratiche. Ne è convinto padre Thomas Manjaly, professore di Bibbia all'Oriens Theological College di Shillong, il quale, parlando all’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha detto che la Sacra Scrittura occupa posto molto importante nella vita della Chiesa nel nord del Paese indiano, dove la maggioranza dei cristiani è costituita da protestanti. In particolare – riporta l’agenzia Zenit – lo studio della Bibbia è fondamentale per un movimento di piccole comunità cristiane sviluppatesi nelle parrocchie cattoliche negli ultimi 15 anni. “Ha aiutato le persone a impegnarsi maggiormente con la Parola di Dio”, ha affermato il sacerdote, spiegando che “ascoltano la Bibbia in piccoli gruppi, la sentono spiegare e poi pregano”. Questi gruppi – ha sottolineato il religioso – aiutano i fedeli ad applicare la Bibbia alla propria vita e mettono in pratica ciò che hanno studiato. La Bibbia occupa inoltre un posto preminente nella casa, dove diventa il centro di una sorta di tempio. Fondamentale in questo processo – ricorda ancora padre Manjaly – è il ruolo svolto da un leader della comunità locale, da un catechista o da una suora che fa visita alla famiglia. La cerimonia prende la forma di un breve servizio di preghiera preparato dalla Chiesa nella lingua locale. Padre Manjaly, membro della Pontificia Commissione Biblica vaticana, ha anche spiegato come sia comune per le famiglie leggere insieme la Bibbia, superando l’analfabetismo. La Bibbia sta anche aiutando a promuovere una moderna forma di adorazione. Nascono infatti nuovi inn, basati soprattutto sul Vangelo, sulle lettere di San Paolo e sui Salmi, in musica e lingua locale kahsi, che da sempre ha tradotto quelli portati dai missionari provenienti dall’Europa. In questo modo – conclude padre Manjaly – “ora non c’è musica italiana, tedesca o spagnola, ma la nostra musica”. (E. B.)







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