2010-05-09 11:05:00

Anno Sacerdotale: essere prete e artista, due modi di annunciare l'Infinito. La testimonianza di don Antonio Pisani


Guardare la bellezza del Creato con gli occhi stupiti di un bambino e poi ritrarla in un quadro: è quanto cerca di esprimere, con la sua arte pittorica, don Antonio Pisani, sacerdote salernitano. Nato nel 1945, don Antonio ha scoperto la pittura a 42 anni ed oggi le sue giornate si dividono tra la preghiera e l’arte. Nel 2001, le sue opere sono state presentate anche alla Biennale di Venezia. Al microfono di Isabella Piro, il sacerdote racconta come è nata la sua passione per il disegno:RealAudioMP3

R. – È nata per caso, la vocazione alla pittura. Il 4 dicembre del 1987, una bambina, Lucia, era ammalata e desiderava vedermi. Sono andato a trovarla a casa e Lucia, pur febbricitante, mi ha fatto vedere dei bellissimi disegni, dei quadretti che lei aveva fatto. Dimentica anche del proprio dolore, delle sue sofferenze, mi ha fatto un dono della sua arte. Prima di andare via, ho detto: “Lucia, ti prometto che domani incomincerò anch’io a dipingere’”. E così è stato. Il giorno dopo, mi sono attrezzato, sono andato dal giornalaio, ho comprato l’album da disegno e mi sono buttato a capofitto, come un bambino, a usare i colori. Il mio pronipote Gerardo, che faceva la seconda elementare, mi ha dato qualche lezione. Mi diceva: “Ma, zio, ti manca perfino la prospettiva!”. Così, ho incominciato all’età di 42 anni…
 
D. – Quali sono i soggetti principali delle sue opere?
 
R. – Il soggetto principale è la forza della luce. Per me, entrare nel vortice del colore è entrare dentro al colore perdendo ogni dimensione: nel vortice dell’eterno, dell’assoluto.
 
D. – In che modo, secondo lei, l’arte avvicina il sacerdote a Dio?
 
R. – Credo che, in fondo, lo sguardo del sacerdote e quello di Dio si intreccino e si fondano perché essi guardano il mondo attraverso l’Incarnazione e attraverso la forza della consacrazione, e possono produrre la vicinanza a Dio nell’arte, nella bellezza e nella redenzione.
 
D. – Incontrando gli artisti, nel novembre scorso, il Papa li ha invitati ad essere “annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità”. Lei come mette in pratica questo invito?
 
R. – Bisogna tornare all’arte dei bambini. La pittura, per loro, in fondo è un linguaggio naturale, come il parlare e il cantare. I bambini, in fondo, si esprimono con freschezza, con vivacità e stupore e riescono a trasmetterci quello che provano intorno a loro, circondati dalla bellezza e dall’amore della famiglia. Bisogna rispondere oggi alla violenza, all’angoscia, all’orfanezza di Dio con un’arte trascendente che gridi la gioia, la bellezza e il senso della speranza.
 
D. – Don Antonio, ci ha raccontato come è diventato pittore. Ora ci racconta come è diventato sacerdote?
 
R. – Io ero contadino, lavoravo nei campi, pascolavo il gregge… Si avvicinava la Pasqua ed una di quelle sere, per dare da mangiare alle mucche, tirai giù tante balle di fieno e assieme a quelle balle cadde giù un Vangelo, rosicchiato dai topi, al quale mancava la prima pagina. Presi il Vangelo, lessi quasi tutta la notte: avevo incontrato Gesù! Si era presentato a me attraverso la sua Parola. Sentivo forte la chiamata al sacerdozio, e così entrai in seminario fino all’ordinazione sacerdotale, il 29 luglio 1972.
 
D. – Quali difficoltà e quali momenti di gioia ha vissuto nel percorso sacerdotale?
 
R. – Sono sacerdote da 38 anni. La forza interiore è sempre stata l’obbedienza ai miei vescovi e l’amore totale a Gesù Crocifisso e, sotto l’aspetto nuovo, a Gesù abbandonato, scoperto negli anni Ottanta, aderendo al Movimento dei Focolari di Chiara Lubich. Ho scoperto soprattutto la fraternità sacerdotale e una magia profonda nell’amare, nell’attimo presente, ogni persona che mi passi accanto.
 
D. – Qual è il suo augurio per tutti i sacerdoti del mondo nell’anno dedicato al Santo Curato d’Ars?
 
R. – Acquistare la consapevolezza del dono ricevuto in unità – sempre – con i propri vescovi, dovunque si trovino, per amare sempre di più Gesù ed amare la sua Chiesa, sapendo ciò che ha detto Benedetto XVI per l’Anno del Sacerdozio: “Dio è la sola ricchezza che in definitiva gli uomini desiderano trovare in ogni sacerdote”. E in fondo, questo è l’augurio che io voglio fare a tutti i sacerdoti del mondo.







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