Il Meeting dei giovani a Pompei nella testimonianza di Chiara Amirante
Nei giorni scorsi, la fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, Chiara Amirante,
è intervenuta in un confronto-dibattito con le migliaia di giovani che hanno animato
il primo maggio pompeiano per il Meeting dei giovani. Dall’esperienza della fondatrice,
che ha toccato con mano la realtà di quei giovani che si ritrovano per strada di notte
a vivere situazioni di grande disagio, emerge che è possibile portare la luce nel
buio. Chiara Amirante ne ha parlato al microfono di Carla Ferraro:
R. – Io ho
iniziato ad andare in strada di notte fondamentalmente spinta da un unico desiderio:
condividere quella che è stata la “scoperta” della mia vita e cioè l’incontro con
Cristo Risorto e l’aver trovato in Lui la via per la pienezza della gioia e questo
proprio con quei giovani che vedevo più nella disperazione. Devo dire che non immaginavo
che in una città come Roma, centro della cristianità, ci fosse un popolo – il “popolo
della notte” – così sterminato. Di fronte al loro grido – ragazzi consumati dalla
droga e dall’Aids; ragazzine costrette a svendere i loro corpi – mi sono chiesta cosa
fare. Lì la certezza che solo l’incontro con Colui che ha vinto la morte avrebbe potuto
riportare la speranza e la gioia in giovani che avevano deciso in qualche modo di
morire, che avevano la morte nel cuore.
D. – Il
titolo dell’ultimo suo libro, “Guarire il cuore. Il perdono come stile di vita”, suscita
una domanda complessa: com'è possibile attuare il perdono avendo il cuore ferito?
R.
– Gesù ci ha dato come segreto per la pienezza della gioia e per la pienezza della
vita “Amatevi come io vi ho amato”: è il suo comandamento e nessuno ha un amore più
grande di chi dà la vita. Oggi, però, non siamo abituati ad amare, non impariamo l’arte
d’amare e quindi purtroppo ci si ferisce, spesso inconsapevolmente. Oggi poi, con
la "sesso-dipendenza", le ferite di tradimento raggiungono una profondità del cuore
veramente abissale. La mia esperienza mi ha poi portato a rendermi conto che, spesso,
quello che non si riesce a fare in 10 anni di psicanalisi, se apriamo il nostro cuore
all’amore di Dio – essendo poi Colui che ci ha creato è ovviamente il “chirurgo dei
chirurghi” – può essere realizzato da Lui in tempo molto più veloce. C’è una parola
fondamentale che Cristo ci consegna poco prima di morire: “Padre, perdona loro perché
non sanno quello che fanno”. Abbiamo sperimentato in tutti questi anni nel vivere
un percorso di guarigione del cuore con tanti giovani, basato proprio sul Vangelo,
che nell’accogliere questo invito di Gesù al perdono – che certamente è difficile
quando si ricevono delle ferite così profonde – nasce una via per la guarigione, c’è
una via affinché le ferite che tante volte ci condizionano in profondità per anni,
possano trovare immediata guarigione. C’è una frase bellissima nella parola di Dio
– Isaia 58 – che dice: “La tua ferita si rimarginerà presto”, se ti metterai ad amare
fondamentalmente, se accoglierai la vedova, se ti darai da fare a morire per la tua
gente.
D. – Recentemente, lei ha partecipato al
Meeting dei giovani di Pompei focalizzando il suo intervento sulla ricerca della felicità.
Qual è il significato della felicità oggi?
R. – Purtroppo,
abbiamo fatto della felicità il nostro Dio, ma abbiamo dimenticato che Dio è la felicità.
Quindi, ascoltare questa grande verità che Dio è amore e non andare a cercare l’amore
nelle creature, spesso svendendosi per una briciola di amore, ma cercarlo in Colui
che è veramente l’unico che può dissetare questa sete del nostro cuore sempre inquieto,
sapendo che Gesù ci ha detto io sono “la Via, la Verità e la Vita”. Se percorriamo,
quindi, la via che Gesù ci mostra e ci rileva, non solo Lui ci dischiude nuovi orizzonti
meravigliosi, ma in Lui possiamo veramente sperimentare quella pienezza di gioia,
quella pienezza di pace, quella pienezza di vita e di luce che il nostro cuore cerca.