La visita "ad Limina" dei vescovi del Belgio: questioni etiche e morali tra i principali
temi di confronto in Vaticano
I vescovi del Belgio hanno iniziato ieri in Vaticano la loro visita ad Limina.
Molti gli argomenti di tipo pastorale e sociale che i presuli affronteranno, fino
a sabato prossimo, al cospetto di Benedetto XVI e dei suoi collaboratori della Curia
Romana. Tra gli aspetti più scottanti, la questione degli abusi sui minori da parte
di alcuni esponenti del clero, alla quale accenna mons. André-Mutien Joseph Leonard,
arcivescovo di Malines-Bruxelles e presidente della Conferenza episcopale belga. L'intevista
è della collega della redazione francese, Mathilde Auvillain:
R. – Certainement,
nous allons toucher les questions douloureuses qui viennent de se ... Sicuramente,
toccheremo i dolorosi interrogativi posti nel nostro Paese dopo le dimissioni del
vescovo di Bruges. È inevitabile parlare di questo tema e delle misure che contiamo
di prendere per far fronte a questa situazione. Poi, ci sono senza dubbio le sfide
della secolarizzazione e anche le questioni bioetiche che in Belgio sono particolarmente
pregnanti, soprattutto per quanto riguarda l'eutanasia. C’è anche la questione del
dialogo interreligioso, visto che siamo in una società dove l’immigrazione dai Paesi
musulmani è significativa. E non manca il problema delle vocazioni: la situazione
in Belgio è particolarmente grave, più che in Francia.
D.
– Un'altra questione è quella dei rapporti tra le diverse comunità linguistiche in
Belgio sulla vita della Chiesa…
R. – Un impact très
limité. D’abord la diversité des langues dans notre Pays... Il suo impatto
è molto limitato. Innanzitutto, la diversità delle lingue nel nostro Paese – che sono
essenzialmente il fiammingo, il francese e un po’ il tedesco – prima di essere una
fonte di difficoltà è un'opportunità, perché ci sono sensibilità complementari, una
diversità che è una ricchezza. Va detto che la Chiesa belga, nel suo insieme, non
vive tensioni su questo fronte. Ma è vero che si nota una diversità di approcci anche
nella nostra Conferenza episcopale.
D. – Come viene
percepita nella società la parola della Chiesa sulle questioni relative alla vita
e alla famiglia?
R. – Elle est a priori actuellement
plutôt négative... Oggi è percepita pregiudizialmente in modo negativo:
vi è una sorta di diffidenza, di sospetto, ma quando si presenta l’occasione per spiegare
direttamente la complessità della parola della Chiesa su questi temi, noto che il
messaggio passa piuttosto bene. La maggior parte della gente conosce la Chiesa solo
dagli slogan, dalle semplificazioni e dai titoli dei giornali. Ma quando c'è l‘occasione
per spiegare le cose in modo più articolato e pacato, la parola della Chiesa è ben
accolta, soprattutto se si mostra al tempo stesso coerenza e sensibilità per ciò che
vive la gente.
D. – Qual è lo stato di salute del
cattolicesimo in Belgio? Sappiamo che i cattolici praticanti sono in grande calo…
R.
– La pratique a beaucoup rétréci. Nous sommes dans une situation... La pratica
si è molto ridotta. Ci troviamo in una situazione di accentuata secolarizzazione e
questo vale per tutte le regioni del Paese, anche se un po' meno nelle Fiandre. Penso
che la prima cosa da fare è prendere atto di questa situazione. La Chiesa in Belgio
ha avuto molto da dire in passato, forse anche troppo da una posizione di forza, e
dobbiamo accettare che questa situazione non esiste più. Oggi, siamo una voce tra
le altre, una voce importante, ma una tra le altre. Oggi occorre incoraggiare gli
sforzi per ricreare delle ferventi comunità cristiane con le persone che vogliono
farlo, gente convinta.
D. – Il Belgio sta vivendo
una nuova crisi politica. Come vede il futuro del Paese?
R.
– L'Eglise doit être très prudente quand on parle des questions politiques. ... La
Chiesa deve essere molto cauta quando si parla di questioni politiche. Personalmente
sono convinto che il Belgio possa superare questa crisi, perché lo imporrà il realismo.
Non può dividersi. Il Belgio è già non molto esteso, è impensabile che si lasci trascinare
in un’avventura separatista. Credo si andrà verso un sistema ancora più federale,
ma l’unità del Paese sarà conservata.