2010-05-03 15:05:03

I vescovi argentini invitano le autorità a tutelare il matrimonio


Al termine della sua 99.ma Assemblea plenaria, la settimana scorsa, la Conferenza episcopale argentina ha reso pubblico un comunicato indirizzato “al popolo di Dio e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”, in cui si concentra sulla famiglia affermando che “spetta alle autorità pubbliche tutelare il matrimonio tra uomo e donna mediante le leggi”. I presuli argentini ricordano che l'immagine di Dio si riflette “non solo nella persona individuale, ma si proietta nella complementarietà e nella reciprocità dell'uomo e della donna, nella comune dignità e nell'unità indissolubile dei due, chiamata da sempre matrimonio”. In questo senso, segnalano che “il matrimonio è la forma di vita in cui si realizza una comunione singolare delle persone, e questa concede senso pienamente umano all'esercizio della funzione sessuale. Alla natura stessa del matrimonio appartengono le qualità menzionate di distinzione, complementarietà e reciprocità dei sessi, e l'ammirevole ricchezza della sua fecondità”. Il matrimonio, segnalano, “non è un'unione qualsiasi tra le persone; ha caratteristiche proprie e irrinunciabili, che ne fanno la base della famiglia e della società. Così è stato riconosciuto nelle grandi culture del mondo. Così riconoscono i trattati internazionali assunti nella nostra Costituzione Nazionale. Così ha sempre inteso il nostro popolo”. Per questo, “spetta alle autorità pubbliche tutelare il matrimonio tra l'uomo e la donna con la protezione delle leggi, per assicurare e favorire la sua funzione insostituibile e il suo contributo al bene comune della società”. Secondo i vescovi argentini, “se si concedesse un riconoscimento legale all'unione tra persone dello stesso sesso, o venisse messa su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio e della famiglia, lo Stato agirebbe erroneamente ed entrerebbe in contraddizione con i propri doveri, alterando i principi della legge naturale e dell'ordinamento pubblico della società argentina”. I presuli spiegano che “l'unione di persone dello stesso sesso manca degli elementi biologici e antropologici propri del matrimonio e della famiglia. E' assente da essa la dimensione coniugale e l'apertura alla trasmissione della vita. Il matrimonio e la famiglia su di esso fondata, invece, sono la casa delle nuove generazioni umane. I vescovi osservano che “constatare una differenza reale non è discriminare. La natura non discrimina quando ci fa uomo o donna. Il nostro Codice Civile non discrimina quando richiede il requisito di essere uomo o donna per contrarre matrimonio; riconosce solo una realtà naturale. (R.P.)







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