Marea nera: Obama arriva in Louisiana tra le polemiche
Il presidente Usa, Barak Obama, è atteso oggi in Louisiana, minacciata dalla marea
di petrolio dopo l'esplosione di una piattaforma nel Golfo del Messico, per un blitz
deciso all'ultimo momento, mentre crescono le polemiche sulla lentezza della reazione
della British Petroleum ma anche del governo federale. I pescatori della zona si sentono
abbandonati, intanto il petrolio continua a sgorgare incontrollato: l’onda nera potrebbe
raggiungere l'Atlantico. Il servizio di Roberta Rizzo
Dal
governatore della Louisiana, Bobby Jindal, ai pescatori del delta del Mississipi,
il Golfo del Messico investito dalla marea nera aspetta oggi al varco il presidente
Barack Obama mentre la macchia di greggio continua a crescere: ha già superato i 10mila
chilometri quadrati. La catastrofe sembra inevitabile. Gli sforzi per contenere il
flusso di greggio hanno prodotto risultati limitati. Le fragili barriere naturali
delle paludi del delta, il brutto tempo e le onde marine rendono tutto più difficile
mentre cresce la rabbia della gente contro la British Petroleum, il colosso britannico
responsabile del disastro, e contro la Casa Bianca accusata di essersi mossa troppo
tardi. Per i pescatori del delta l'incubo è quello della bancarotta totale e della
perdita del lavoro per anni. C’è chi ipotizza un disastro peggiore di quello dell'uragano
che distrusse New Orleans 5 anni fa. Per questo la Casa Bianca ha deciso di dare un
segnale forte con l’arrivo del presidente sui luoghi della sciagura e scongiurare
il pericolo che l’onda nera si trasformi nella “Katrina” di Obama. Ieri sera la Guardia
Costiera ha ammesso che è "praticamente impossibile" quantificare le migliaia di barili
di greggio che fuoriescono dalla piattaforma affondata. Se, come previsto, dovesse
essere intercettata dalla corrente del Golfo, l’onda nera non si fermerà fino all'Oceano
Atlantico.