Benedetto XVI a Torino per la Sindone: amare come Gesù, senza limiti, per porre un
argine al male. La fede non è mai contro la libertà
Una Torino in festa, sotto un cielo di nuvole, ha accolto il Papa, stamani, in visita
nel capoluogo piemontese per l'Ostensione della Sindone. Oltre 50 mila fedeli hanno
assistito, in Piazza San Carlo e attraverso i maxischermi in Via Roma e Piazza Castello,
alla Messa presieduta da Benedetto XVI, che nell'omelia ha invitato ad amare come
Gesù, senza limiti, per porre un argine al male e dare speranza a chi è nella sofferenza.
Questo pomeriggio gli incontri con i giovani, sempre in Piazza San Carlo, e con i
malati al Cottolengo. E c'è grande attesa per la meditazione del Papa davanti alla
Sindone. In serata il rientro a Roma. Il servizio del nostro inviato, Massimiliano
Menichetti:
(musica)
Fin
dalle prime luci dell’alba la città di Torino ha cominciato a dispiegarsi lungo le
transenne che tracciano il percorso al corteo Papale per le vie del centro. La speranza
di tutti è vedere Benedetto XVI, stringersi a lui nella preghiera, ascoltare le sue
parole. Cinque i momenti di questa visita pastorale: la Santa Messa in Piazza San
Carlo, il pranzo con vescovi piemontesi in arcivescovado, l’incontro con i giovani,
la meditazione davanti alla Sindone, la visita alla Piccola Casa della Divina Provvidenza,
fondata da San Giuseppe Cottolengo.
(applausi - coro
‘viva il Papa’)
L’affetto della città si è riflesso
nelle tante bandiere gialle e bianche, i colori vaticani, negli applausi accompagnati
dai cori di benvenuto che hanno accolto la papa-mobile al suo arrivo in Piazza San
Carlo quindi il saluto del sindaco, Sergio Chiamparino:
Questa
città oggi l’accoglie in un momento nel quale tutti, credenti e non, sono chiamati
a riflettere sul senso profondo che l’immagine della Sindone rappresenta, testimonianza
storica o mistero del dolore che riscatta. Nel suo saluto, il
cardinale arcivescovo di Torino Severino Poletto
ha ricordato la vocazione alla carità della città esprimendo il sostegno dell’intera
Chiesa piemontese al Papa:
E’ Gesù stesso che noi
vediamo presente e visibile in Lei, suo Vicario, e che viene ad incontrarci. (Applausi)
Ed è con questo spirito di fede e comunione che ci stringiamo intorno a Lei per esprimere
il nostro affetto di figli, la nostra totale comunione di intenti e per contribuire
con la nostra preghiera a chiedere al Signore forza e consolazione per il suo ministero
che Lei svolge con grande autorevolezza di dottrina, offerta con la chiarezza di
un vero Maestro della fede e con la delicatezza di un padre che ama la Chiesa e l’umanità
intera. (Applausi) Sulla stessa linea anche il sindaco, Sergio
Chiamparino, che parlando anche del volto laico della città ha sottolineato come la
Sindone conduca comunque tutti ad una riflessione attenta sulla sofferenza ed il bisogno
dell’altro.
Il Papa ha ricambiato questo abbraccio
e parlando al cuore dell’intera città è entrato nei problemi sociali, del lavoro,
dell’integrazione, esortando alla testimonianza cristiana, alla preghiera e a confidare
nell’amore salvifico di Cristo. Punto fondante della sua omelia in Piazza San Carlo
la passione, morte e risurrezione del Signore presenti nell’attuale tempo pasquale,
“che è il tempo - ha detto - della glorificazione di Gesù”.
Egli
ha amato il Padre, compiendo la sua volontà fino in fondo, con una donazione perfetta;
ha amato l’umanità dando la sua vita per noi. Così già nella sua passione viene glorificato,
e Dio viene glorificato in lui. Ma la passione come espressione realissima e profonda
del suo amore, è soltanto un inizio. Per questo Gesù afferma che la sua glorificazione
sarà anche futura. "Gesù ci ha dato se stesso come modello
e fonte di amore", ha detto il Papa. Si tratta di un amore senza limiti, universale,
in grado di trasformare anche tutte le circostanze negative e tutti gli ostacoli in
occasioni per progredire nell’amore. E guardando alla ricca tradizione di santità
che, nei secoli passati, la Chiesa torinese ha conosciuto, ha ricordato che “Gesù”
chiede “di vivere il suo stesso amore” per vincere le “tante difficoltà che provocano
divisioni, risentimenti e rancori”.
Se siamo uniti
a Cristo, possiamo amare veramente in questo modo. Amare gli altri come Gesù ci ha
amati è possibile solo con quella forza che ci viene comunicata nel rapporto con Lui,
specialmente nell’Eucaristia, in cui si rende presente in modo reale il suo Sacrificio
di amore che genera amore. E' la vera novità, nel mondo, e la forza di una permanente
glorificazione di Dio che si glorifica nella continuità dell'amore di Gesù nel nostro
amore. “A volte”, anche per gli impegni che si moltiplicano,
“essere operai nella vigna del Signore può essere faticoso”, ha detto il Papa rivolgendosi
ai sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose. Ha indicato la preghiera quale forza
dalla quale attingere per portare l’annuncio cristiano ed ha invitato a “ri-centrare
l’esistenza sull’essenziale del Vangelo”, “coltivando una reale dimensione di comunione
e di fraternità”. Poi guardando alle tante sfide che la città della Sindone vive,
ha aggiunto:
Penso, in particolare, a quanti vivono
concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza
del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso
alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono in solitudine, agli
emarginati, agli immigrati. Sì, la vita porta ad affrontare molte difficoltà, molti
problemi, ma è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo
soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore,
che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani.
Quindi ha ribadito la necessità della testimonianza cristiana,
in ogni ambito: lavorativo, culturale, universitario e familiare, in cui ha esortato
“a vivere la dimensione cristiana dell’amore nelle semplici azioni quotidiane, superando
divisioni e incomprensioni”, coltivando “la fede che rende - ha detto - ancora più
salda la comunione”. E parlando a chi è “chiamato ad amministrare la cosa pubblica”.
ha aggiunto:
La collaborazione per perseguire
il bene comune e rendere la Città sempre più umana e vivibile è un segno che il pensiero
cristiano sull’uomo non è mai contro la sua libertà, ma in favore di una maggiore
pienezza che solo in una “civiltà dell’amore” trova la sua realizzazione. Rivolgendosi
ai giovani che lo aspetteranno nel pomeriggio, sempre in Piazza San Carlo, ha detto
di “non perdere mai la speranza”, quella” che viene da Cristo. “Colui che è stato
crocifisso, che ha condiviso la nostra sofferenza, come ci ricorda anche in maniera
eloquente la Sacra Sindone – ha precisato – è colui che è risorto e ci vuole riunire
tutti nel suo amore”.
In essa vediamo, come specchiati,
i nostri patimenti nelle sofferenze di Cristo: “Passio Christi. Passio hominis”. Proprio
per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere
un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento
in cui anche per noi ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto,
né lamento, né affanno. (canto) Infine,
l’esortazione alla Chiesa torinese “a restare salda” nella fede e “a non perdere mai
la luce della speranza nel Cristo Risorto, che è capace di trasformare la realtà e
rendere nuove tutte le cose”. Poi, nella ricorrenza del mese mariano, prima della
preghiera del Regina Coeli Benedetto XVI ha affidato alla Vergine tutti coloro che
abitano nella città di Torino:
Veglia, o Maria,
sulle famiglie e sul mondo del lavoro; veglia su quanti hanno smarrito la fede e la
speranza; conforta i malati, i carcerati e tutti i sofferenti; sostieni, o Aiuto dei
Cristiani, i giovani, gli anziani e le persone in difficoltà. Veglia, o Madre della
Chiesa, sui Pastori e sull’intera Comunità dei credenti, perché siano “sale e luce”
in mezzo alla società.