La Chiesa festeggia San Giuseppe Lavoratore. Il Papa: l'idolatria del denaro alla
base dell'attuale crisi. La priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie
Oggi, primo maggio, la Chiesa celebra la Festa di San Giuseppe Lavoratore, istituita
da Pio XII nel 1955 per dare un protettore ai lavoratori e un senso cristiano alla
festa internazionale del lavoro che ricorre in questo giorno. Benedetto XVI nei suoi
cinque anni di Pontificato ha dedicato molti suoi interventi alla questione. Ce ne
parla Sergio Centofanti.
Il Papa,
che sin dalla sua elezione si definisce “un semplice e umile lavoratore nella vigna
del Signore”, guarda - soprattutto in questo periodo di crisi - ai tanti disoccupati
nel mondo, ai precari che non possono progettare il futuro e a quanti sono sfruttati: “Desidero
esprimere il mio incoraggiamento alle autorità sia politiche che civili, come anche
agli imprenditori, affinché con il concorso di tutti si possa far fronte a questo
delicato momento. C’è bisogno, infatti, di comune e forte impegno, ricordando che
la priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie”. (Angelus del primo marzo
2009) Va alle cause della crisi attuale: un’economia dominata
dalle speculazioni finanziarie, in cerca di rapidi e facili guadagni, una mentalità
individualistica e materialistica. Ma indica una causa più profonda, l'attaccamento
al denaro, l'avarizia umana: “L'avarizia umana è idolatria.
Noi dobbiamo denunciare questa idolatria che sta contro il vero Dio e la falsificazione
dell'immagine di Dio con un altro Dio, «mammona». Dobbiamo farlo con coraggio ma anche
con concretezza". (Incontro con il clero romano, 26 febbraio 2009) Benedetto
XVI invita a non scoraggiarsi: la crisi può diventare un’opportunità per rivedere
i modelli di sviluppo. Ma occorre cambiare gli stili di vita: “Forse
mai come oggi la società civile comprende che soltanto con stili di vita ispirati
alla sobrietà, alla solidarietà ed alla responsabilità, è possibile costruire una
società più giusta e un futuro migliore per tutti”. (Discorso agli amministratori
del Lazio, 12 gennaio 2009) Il Papa non demonizza il profitto,
che è necessario, ma non deve essere l’unico scopo dell’economia e del lavoro di cui
mette in evidenza la valenza etica: “Dal primato della
valenza etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo sullo
stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul
diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere sull’avere”. (Discorso
alle Acli, 27 gennaio 2006). Chiede “un lavoro dignitoso
per tutti”. “Il lavoro – afferma - riveste primaria importanza per la realizzazione
dell’uomo e per lo sviluppo della società”, ma aggiunge …. “…al
tempo stesso, è indispensabile che l'uomo non si lasci asservire dal lavoro, che non
lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il senso ultimo e definitivo della vita”.
(Omelia del 19 marzo 2006) Benedetto XVI ricorda l’importanza
del riposo domenicale, scelta di civiltà che rimanda alla santificazione del lavoro.
Affida quindi a San Giuseppe i giovani che fanno difficoltà a inserirsi nel mondo
del lavoro. E a tutti i lavoratori indica lo stile del loro patrono, sposo di Maria,
uno stile, del resto, fatto proprio anche da Gesù: “La sua
grandezza risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento
della casa di Nazaret … Dall'esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito
a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha
assegnato”. (Angelus del 19 marzo 2006)