2010-04-30 14:52:43

Mons. Crociata: affrontare la vicenda degli abusi con coraggio e verità


Una condanna a qualunque tipo di generalizzazione in tema di abusi sessuali è arrivata dal segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, nel suo intervento alla riunione della Commissione presbiterale italiana, pubblicato dall’Osservatore Romano. Il presule ha esordito comparando l’educazione umana con quella cristiana, tra loro in stretto rapporto, ma che non vanno confuse, così che “un percorso educativo esemplare dà forma indivisibilmente a un buon cittadino e a un vero cristiano”. La questione educativa è interpellata dai gravi episodi di pedofilia che hanno coinvolto alcuni sacerdoti e hanno suscitato vasta eco nei media. Mons. Crociata, in proposito, invita a una riflessione pacata e il più possibile oggettiva, scevra da estremizzazioni. Il primo punto da chiarire è il luogo comune che vorrebbe la Chiesa tollerante verso certe pratiche, mentre la condanna esplicita della pedofilia si trova già in documenti ecclesiastici datati 1922 e 1962. “Chi ha favorito atteggiamenti di indulgenza – ha detto il presule – non ha mai applicato direttive di Chiesa, semmai le ha tradite”. Ovviamente c’è stata un’evoluzione della sensibilità sociale su questi temi, che la Chiesa ha prontamente seguito con l’emanazione di alcuni documenti sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II e, più recentemente, con la Lettera pastorale ai cattolici d’Irlanda di Benedetto XVI e con la Guida alla comprensione della Congregazione per la Dottrina della fede riguardo le accuse di abusi sessuali, pubblicata il 12 aprile scorso. Il pensiero di mons. Crociata va immediatamente alle vittime di tali abusi, “nostri fratelli e sorelle nella fede e nella Chiesa. Persone da tutelare e accompagnare: qui sta la sfida e la difficoltà di una condizione umana che interpella la responsabilità di tutti”; ma si riferisce anche agli autori degli abusi, che “vanno accompagnati, senza falsa pietà, in un percorso di correzione e di contenimento che impedisca la reiterazione del male e ne favorisca, invece, il processo di redenzione”. Il segretario della Cei, inoltre, indica la “cultura pansessualistica ed edonistica diffusa” come un ostacolo allo sviluppo del “senso del rispetto per le persone, soprattutto le più fragili e indifese, ridotte a oggetto di piacere”. Tali comportamenti risultano doppiamente condannabili quando sono attuati da uomini di Chiesa, persone consacrate, perché da un sacerdote ci si aspetta un comportamento diverso, per questo “la reazione di fronte ad abusi commessi da ecclesiastici è stata così forte”. Da qui, però non si deve incorrere nell’errore di considerare ogni prete pedofilo, ammonisce mons. Crociata, né, all’opposto, “credere che le accuse di pedofilia siano soltanto frutto di un complotto architettato contro la Chiesa”. Questo momento, secondo il presule, “va affrontato con coraggio e verità”, perché “la Chiesa scopre nella prova di essere depositaria di una grazia, di una forza, di un’integrità che non vengono dai suoi membri, ma dall’alto, cioè dal Signore”. La vicenda della pedofilia, dunque, come indicato dal Papa, deve "costituire l’avvio di un percorso di purificazione e di rinnovamento profondo all’interno della Chiesa, che implica particolare diligenza nel discernimento vocazionale dei ministri; elevata qualità umana, spirituale, intellettuale e pastorale di chi esercita un ministero e la fuga dalla tentazione dell’individualismo e della chiusura nel privato, per vivere, invece, la fraternità ministeriale, religiosa ed ecclesiale". (R.B.)







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