2010-04-30 15:28:23

Farmacisti cattolici: garantire l'obiezione di coscienza


Possibilità per i farmacisti di non dispensare contraccettivi di emergenza, ma nello stesso tempo obbligo di garantirne la dispensazione anche attraverso farmacisti non obiettori presenti nell'organico: sono alcuni dei punti del ddl presentato dalla senatrice del Pdl Spadoni Urbani. Soddisfazione a metà dall’Unione Cattolica Farmacisti Italiani: “Bene la tutela del diritto all’obiezione di coscienza come previsto dalla legge 194 – spiega il presidente Piero Uroda – ma le farmacie obiettrici non devono essere obbligate ad assumere personale non obiettore”. Paolo Ondarza lo ha intervistato.RealAudioMP3

R. – Questo è quello che noi abbiamo desiderato o chiesto dall’inizio, da quando è uscita la pillola del giorno dopo. Noi abbiamo fatto un convegno, cui ha partecipato il presidente emerito della Corte Costituzionale, Baldassarre, che ha dato il suo parere che il diritto già c’è, in quanto è riconosciuto dalla legge 194. Quindi, noi riteniamo di avere lo stesso diritto del medico chirurgo di rifiutarci di partecipare.
 
D. – Ma oggi che cosa accade ad un farmacista che decidesse di rifiutarsi?
 
R. – Ci sono molti colleghi, che hanno paura di andare contro l’opinione pubblica. Io invece ritengo che, se una cosa è sbagliata, bisogna avere il coraggio di dire che il “re è nudo”.
 
D. – Eppure oggi chi esercita il diritto all’obiezione di coscienza rischia di essere denunciato...
 
R. – Rischia di essere denunciato, rischia di essere licenziato - perché ci sono anche questi episodi – rischia di non essere assunto. Io ne ho fatto le spese come titolare e sono stato denunciato per avere rifiutato di procurare questo prodotto e sono in attesa di giudizio. Quindi, aspetterò che il mio caso venga affrontato davanti all’autorità giudiziaria nei vari gradi. In certe farmacie, sia pubbliche che private, se c’è un’ideologia imperante, logicamente non si accetta volentieri il dissenso. Conosco persone che sono state costrette a cambiare farmacia.
 
D. – Vietare ad un farmacista di esercitare l’obiezione di coscienza equivale a dire: “Il farmacista è solo un dispensatore di farmaci”...
 
R. – Il farmacista non è un distributore automatico, non è un robot, perché qualcuno poi fa delle battute come se noi ci rifiutassimo di consegnare alcuni prodotti. L’unico motivo che abbiamo per opporci è quello del rispetto della vita: oggi, sul piano della nascita e in un futuro, forse - temo - non troppo lontano, sul piano dell’eutanasia. Perché in Belgio e in Olanda già oggi al prezzo di 51, 52 euro ci sono i kit che vengono venduti ai medici per praticare il “fine vita” a qualcuno.
 
D. – Lei ritiene che in un futuro prossimo potrebbe anche accadere ad un farmacista di vendere la pillola abortiva RU486?
 
R. – Certo, perché oggi stiamo partendo con certe garanzie all’interno degli ospedali, ma certamente la strada è quella di privatizzare la cosa.
 
D. – Qualora si affermasse invece il principio dell’obiezione di coscienza dei farmacisti, lei ritiene che sarebbe opportuno che riguardasse la struttura, quindi la farmacia o il singolo farmacista?
 
R. – Il singolo farmacista va tutelato e dentro una struttura vale l’indicazione di chi è responsabile naturalmente, perché il diritto di chi non vuole darla è maggiore di quello che la vuole prendere.







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