Benedetto XVI: fallimentare un'economia senza etica né rispetto della persona. La
solidarietà metro di valutazione di un sistema sociale
Il crollo della finanza mondiale ha dimostrato che un sistema economico senza regole
etiche, che promuovano uno sviluppo integrale della persona e non solo il profitto,
è destinato a fallire. E’ stata questa una delle considerazioni principali di Benedetto
XVI all’udienza concessa stamattina ai partecipanti alla plenaria della Pontificia
Accademia delle Scienze Sociali. Agli esperti riuniti in Vaticano fino al 4 maggio
per discutere sul tema “La crisi in un’economia globale. Riprogettare il nostro cammino”,
il Papa ha detto che la solidarietà fra le generazioni deve essere riconosciuta “come
un criterio etico fondamentale per giudicare qualsiasi sistema sociale”. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
E’ tra le
macerie di una città crollata che è possibile ricercare il tracciato delle nuove vie
lungo le quali ricomincerà a scorrere la vita. E’ in sostanza questo che il Papa dice
alla cinquantina di accademici vaticani, guidati dal loro presidente, la prof.ssa
Mary Ann Glendon che nella tarda mattinata si sono riuniti per ascoltarlo nella Sala
del Concistoro in Vaticano. La città distrutta è in questo caso quella della finanza,
rivelatasi, spesso con esiti drammatici, un colosso globale dai piedi d’argilla. Una
debolezza stigmatizzata da Benedetto XVI sin dalle prime parole del suo intervento: “The
worldwide financial break down… Il crollo finanziario mondiale, come
sappiamo, ha dimostrato la fragilità del sistema economico attuale e le istituzioni
ad essa collegate. Esso ha inoltre dimostrato l'errore del presupposto in base al
quale il mercato è in grado di regolare se stesso, al di là dell'intervento pubblico
e dell’apporto di norme etiche interne”. Contro questa
visione che, ha osservato il Papa, deriva da un concetto “impoverito” della vita economica
– considerata “una sorta di meccanismo di auto-calibrazione guidato da interessi personali
e di profitto” – Benedetto XVI ha opposto i valori della Dottrina sociale della Chiesa,
condensati nel magistero della Caritas in veritate: “Rather
than a spiral of production… Piuttosto che una spirale di produzione
e di consumo mirata a bisogni umani definiti, la vita economica deve essere correttamente
vista come un esercizio di responsabilità umana, intrinsecamente orientata verso la
promozione della dignità della persona, il perseguimento del bene comune e lo sviluppo
integrale - politico, culturale e spirituale - di individui, famiglie e società”.
“Riprogettare il cammino”, ha proseguito il Pontefice, vuol
dire dunque ripensare quegli “standard globali” e gli obiettivi “che guidano e orientano
la vita economica”. La Chiesa, ha ribadito, “afferma l'esistenza di una legge naturale
universale”, i cui principi sono stati inscritti da Dio nella creazione. Principi,
ha aggiunto, che sono “accessibili alla ragione umana e, come tali, devono essere
adottati come base per le scelte pratiche”: “As a part of
the great heritage of human wisdom… Come parte del grande patrimonio
della sapienza umana, la legge morale naturale, di cui la Chiesa si è appropriata,
purificandola e sviluppandola alla luce della Rivelazione cristiana, serve come un
faro guida gli sforzi degli individui e delle comunità a perseguire il bene ed evitare
il male, mentre orienta il loro impegno a costruire una società autenticamente giusta
e umana”. Tra i principi “indispensabili a plasmare un simile
approccio integrale etico per la vita economica” devono esserci – ha affermato Benedetto
XVI – la “promozione del bene comune, radicata nel rispetto della dignità della persona
umana” in tutti i settori di produzione e di commercio, e nelle istituzioni politiche
e sociali”, con una “comune” responsabilità “verso le nuove generazioni”: “Intergenerational
solidarity must henceforth… La solidarietà fra le generazioni d’ora
in poi deve essere riconosciuta come un criterio etico fondamentale per giudicare
qualsiasi sistema sociale. Queste realtà indicano l'urgenza di rafforzare le procedure
di governance dell'economia globale, anche se nel rispetto del
principio di sussidiarietà. Alla fine, però, tutte le decisioni economiche e politiche
devono essere dirette verso la ‘carità nella verità’, in quanto custodisce la verità
e incanala la potenza liberatrice della carità in mezzo alle vicende umane contingente
e alle strutture”.