La Grecia torna a sperare dopo il via libera di Berlino agli aiuti
Borsa di Atene in forte rialzo stamane in vista degli aiuti Ue-Fmi, dopo l'atteso
vai libera da parte della Germania. Il premier greco Giorgio Papandreou ha incontrato
i sindacati e gli industriali per informarli sulle nuove misure del governo per far
fronte alla crisi ed ottenere l'erogazione del pacchetto di aiuti, che dovrebbe ammontare
a 100 – 120 miliardi di Euro in tre anni. Atene è pronta a varare misure dolorose.
L'accordo dovrebbe essere finalizzato nei prossimi giorni. Ma c’è il pericolo che
questi aiuti non siano sufficienti? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Giacomo
Vaciago, docente di Economia Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:
R. – Direi
che a questo punto l’orizzonte triennale è passato. E’ chiaro che viene così sostituito
il credito che non stava più affluendo ad un Paese, diventato molto rischioso, con
un finanziamento pubblico di fatto. Il Fondo Monetario è pubblico come pubblici sono
gli altri 15 governi. Diciamo, quindi, che a questo punto il problema si sposta: gli
aiuti alla Grecia indeboliscono la capacità di aiutare altri Paesi o creano opportunità
di speculazione su altri Paesi. Mi sembra che la cattiva gestione di questa operazione
rischia di estendere il problema ad altri. D. – Si è parlato
tanto, in questi ultimi giorni, dell’uscita della Grecia dalla zona euro: si tratta
di una prospettiva reale, secondo lei? R. – Ciascun Paese deve
continuamente ragionare sul lungo periodo - e non da oggi a domani - cosa sia meglio
fare per lui e tutta l’Unione deve poi ragionare sulla convenienza che ciascun Paese
deve continuare ad avere a far parte di questa Unione. Un rischio di uscita c’è: il
giorno in cui un Paese si convince che onestamente non ha interesse a stare in questa
Unione, io direi che non solo esce, ma che fa bene ad uscire. Il problema è capire
come mai non ha interesse a stare in un’Unione, che è nata all’insegna di un bene
comune, che rendeva conveniente ai Paesi esserne parte. D.
– Bisogna dire che ora cresce la preoccupazione per gli altri Paesi della zona euro.
Quali sono, secondo lei, quelli maggiormente a rischio e quali le ripercussioni che
ci possiamo attendere a livello europeo complessivamente? R.
– Se il Paese non cresce o addirittura va indietro, come sta succedendo in numerosi
Paesi europei, è chiaro che diventa insostenibile anche il debito pubblico, che era
sostenibile fino al giorno prima. Non c’è dubbio che la Spagna si trova in un problema
di questo tipo: ha una disoccupazione al 23 per cento e come si fa a chiedere agli
spagnoli disoccupati di pagare le tasse per servire un debito da cui non traggono
più alcun vantaggio? Si scopre che anche l’Italia, se non torna presto e bene a crescere,
avrà - prima o poi - un problema di sostenibilità di debito. E’ chiaro che nessuno
è esente da sospetti!