2010-04-29 14:52:49

Convegno delle Caritas diocesane. Mons. Nozza: lo Stato non lasci indietro nessuno


Sentire l’impegno educativo attraverso una pedagogia dei fatti. Così S.E. Mons. Giuseppe Merisi, presidente della Caritas italiana, ha sintetizzato i lavori del Convegno delle caritas diocesane che si è appena concluso a San Benedetto del Tronto sul tema “Educati alla carità nella verità”. I 600 partecipanti si congedano per rientrare nelle 220 diocesi di appartenenza, per continuare, ritemprati nello spirito, l’opera di solidarietà agli ultimi. L’inviata Antonella Palermo.RealAudioMP3

Guardare ai testimoni della carità per orientare con slancio rinnovato l’opera quarantennale della Caritas italiana. Con questo obiettivo si è concluso il 34° convegno delle Caritas diocesane che stamattina ha dedicato una tavola rotonda alle figure di mons. Oscar Romero (ricordato qui dal vescovo ausiliare di San Salvador e presidente di Caritas El Salvador, mons. Rosa Chavez), Lorenzo Milani, Carlo Gnocchi, Pino Puglisi. Protagonisti del Novecento, hanno vissuto in maniera piena uno dei tratti tipici del cristianesimo, quello della relazione con le persone. Si sono lasciati evangelizzare dalla loro storia – è stato sottolineato – pagando a caro prezzo, anche fino al martirio, le contraddizioni dei contesti violenti in cui hanno speso l’esistenza. La Caritas dunque riparte da qui: dall’ascolto dell’altro, dal richiamo ad un ancoraggio saldo ai bisogni reali della “società contemporanea frantumata in tanti individualismi”, corrosa da un materialismo sempre più invasivo, e spesso manchevole di cortili di socializzazione adeguati alla crescita dei giovani. I poveri, la scuola, la marginalità, la legalità sono gli ambiti e le sfide urgenti in cui la Caritas intende muoversi alla vigilia dell’Anno europeo di lotta alla povertà. I numeri ci sono: il 97% delle Caritas diocesane hanno attivato un Centro d’ascolto, il 71% ha attivato un Osservatorio delle povertà. La questione cruciale è riprogettare la partecipazione – come è stato detto nelle assemblee tematiche di questi giorni – perché l’esclusione sociale non è e non può essere un destino ineluttabile.

Per un primo bilancio del Convegno, Antonella Palermo ha intervistato il direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza:RealAudioMP3

R. – Sono state giornate sulle quali abbiamo, in pratica, confrontato le nostre prassi e le nostre operatività, a partire dal significato radicante della Parola, dell’Eucaristia, della testimonianza di amore e andando a considerare la persona in tutte le sue espressioni, soprattutto le creature e le persone in situazioni di difficoltà, coniugando il servizio della Parola e dell’Eucaristia con una presenza di prossimità, una prossimità che è fatta di piccoli gesti, ma che è fatta anche di promozione, di attivazione di servizi e di opere, consegnate alla dignità, al bisogno della persona in maniera accogliente.

 
D. – Quali sono allora le prospettive d’impegno pastorale di Caritas italiana nei prossimi anni, alla luce di quanto è emerso in queste giornate?

 
R. – Qui la grossa preoccupazione è la capacità nel futuro, nell’immediato, di intercettare questa emergenza, che non è solo il terremoto, ma la famiglia che perde il lavoro, che viene buttata fuori di casa, che nel suo stare in un disagio rischia di spaccarsi; la capacità di cogliere queste situazioni, che emergono a volte in maniera anche prepotente dai territori, dalle comunità, garantendo due cose importanti: un tessuto sociale ed ecclesiale solidale, coeso e nello stesso tempo anche servizi e opere specifiche a seconda dei bisogni. Servizi e opere, dentro un tessuto deserto, un tessuto frantumato, rischiano di non rispondere in modo vero, in modo bello ai bisogni delle persone. La solidarietà di popolo e la solidarietà fatta di opere specifiche, strutturate e garantite nel tempo, fanno sicurezza e coesione sociale.

 
D. – Cosa chiede Caritas italiana alle istituzioni politiche?

 
R. – Noi chiediamo innanzitutto una coscienza, una convinta presenza nel territorio capace di puntellare, di arricchire questo territorio, di garantire a questo territorio, risposte per tutti. Un “per tutti” che parta da un’attenzione primaria di quelli che sono maggiormente in difficoltà, perché se si dà una risposta per tutti, pensandola dalla parte del piccolo, dalla parte del malato, dalla parte dell’handicappato, dalla parte dell’anziano, torna di vantaggio anche a chi magari nella sua capacità riesce a stare dentro un territorio pensato per questi ultimi. Se invece la società, l’istituzione pubblica pensa di costruire, di favorire il sociale, pensando a chi è efficiente, a chi ha potenzialità, rischia di lasciare indietro qualcuno. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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