Thailandia: protestano le camicie rosse, bloccato il metro
In Thailandia, continua il braccio di ferro tra il premier Vejajiva e le “camicie
rosse”, i sostenitori dell’ex primo ministro Takhsin, che questa mattina hanno bloccato
la metro sopraelevata di Bangkok, con un atto di sabotaggio. Giada Aquilino
ne ha parlato con Stefano Vecchia, che sta seguendo le manifestazioni a Bangkok:
R. – L’azione
di bloccare la linea metropolitana soprelevata è stata un’azione – pare – spontanea
di un gruppo di “camicie rosse”, peraltro condannata dai leader della protesta che
si sono raccomandati di non agire più con azioni che possano metterli in contrasto
con la popolazione. Quest'ultima già ha un rapporto teso con le manifestazioni, visto
che da sei settimane il centro di Bangkok è praticamente in ostaggio delle “camicie
rosse”. D. – Perché questa decisione dei leader? R.
– Loro continuano a mantenere la protesta su un piano “pacifico”, di non contrasto
con la popolazione locale che, infatti, in parte ha anche accolto la protesta e che
partecipa, soprattutto la sera, alle manifestazioni. Ci sono però anche gruppi lealisti
contrari alle “camicie rosse”, che in questi giorni si sono fatti più consistenti
e che premono affinché ci sia, al più presto, una repressione militare contro le manifestazioni. D.
– In queste ore ha parlato il re, ma non ha fatto alcun accenno a questa crisi. Perché? R.
– Perché l’occasione era l’incontro con nuovi giudici della Corte suprema, quindi
si è raccomandato loro di agire secondo la Costituzione. Inoltre, non è previsto che
il re si occupi di queste questioni: non è previsto dalla Costituzione – in Thailandia,
la monarchia è costituzionale. Inoltre, il re da molti mesi è ammalato e ricoverato
in ospedale: forse in questo periodo non ha tutti gli elementi per poter giudicare
pienamente quello che sta succedendo.