Il dibattito etico sulla "donazione samaritana" degli organi, offerti in vita non
a consanguinei ma a sconosciuti
Gli esperti di bioetica dell’Università Cattolica di Milano hanno criticato in una
nota il parere positivo offerto in Italia dal Comitato nazionale di bioetica ai cosiddetti
“donatori samaritani”. Si tratta di persone che decidono di donare i propri organi
a degli sconosciuti, cui non sono dunque legati da vincoli affettivi o di parentela.
Questa impostazione, scrive il Centro di Ateneo di Bioetica della Cattolica, oltre
a snaturare il concetto di dono sembra avallare l’idea che il corpo “sia un semplice
composto di parti” e non “l’espressione dell’identità personale”. Emanuela Campanile
ne ha parlato con il prof. Francesco D’Agostino, docente di Filosofia del diritto
all’Università romana di Tor Vergata:
R. – Si tratta
di quella donazione in cui il donatore non dona ad un consanguineo, al coniuge o ad
un amico, ma fa una donazione alla cieca: il suo rene potrà andare a chicchessia.
Ecco perché si parla di donazione "samaritana", perché nella parabola il Buon samaritano
ignora l’identità della vittima dei briganti, che lui generosamente salva e di cui
si prende cura. Qui parliamo di introdurre una nuova pratica sociale o addirittura
di rimodellare una legge vigente. Quindi, il problema non è più semplicemente etico,
bioetico, ma diventa un problema bio-giuridico. Quando riflettiamo sulla donazione
samaritana in chiave bio-giuridica, dobbiamo essere molto consapevoli che entriamo
in un campo minato: quello del commercio clandestino di organi, che vengono venduti
e comprati sotto la maschera di una donazione samaritana.
D.
– Quindi, c’è il rischio che sia un cavallo di Troia per introdurre la vendita?
R.
– Di favorire commercializzazioni illecite di organi. Poi, però, c’è anche un altro
problema, che è quello della verifica giuridica dell’autenticità della donazione samaritana,
perché se il diritto dà un’autorizzazione, la deve dare a ragion veduta, cioè dopo
aver verificato la sussistenza dei presupposti che giustificano l’autorizzazione.
Nel nostro caso, il presupposto è l’assoluta gratuità samaritana di questa donazione
e l’assenza di un commercio illecito.
Al prof. Francesco
Spagnolo, direttore dell’Istituto di Bioetica del Policlinico Gemelli di Roma,
Emanuela Campanile ha domandato in quale modo vengano allora definiti i criteri
per la scelta dei beneficiari di questo tipo di donazione:
R. – Effettivamente,
in questo caso, ci troveremmo di fronte alla necessità di stabilire dei criteri di
priorità. Innanzitutto, il criterio di priorità dovrebbe essere quello della compatibilità.
Sostanzialmente, l’idea del donatore samaritano in realtà non è l’idea di donare il
sangue o donare il midollo osseo, nel senso che, donandolo, poi il sangue viene immagazzinato,
viene conservato per quando serve. In realtà, un primo approccio è quello della tipizzazione
del soggetto, di chi si offre per donare un rene: viene identificato qual è il suo
gruppo sanguigno e tutte le caratteristiche necessarie per classificare dal punto
di vista istologico un organo e poi questo entra in una banca. Quindi, ancora non
viene rimosso il rene o l’organo.
D. – Quindi, è
una specie di schedatura...
R. – Una sorta di schedatura
nella quale uno comincia con il dare la propria disponibilità e rimane in questa banca.
E’ chiaro quindi che il primo elemento di priorità sia legato alla compatibilità.
D.
– Secondo lei, c’è bisogno, per quanto riguarda le campagne di sensibilizzazione sulla
donazione degli organi, della figura del samaritano, del donatore samaritano?
R.
– Questa dovrebbe essere riservata soltanto a situazioni eccezionali. Forse sul piano
metodologico sarebbe più opportuno utilizzare i mezzi “normali”, quindi la donazione
dopo la morte: il concetto del dono che diventa attuale e diventa tale nel momento
in cui il soggetto è morto, proprio perché l’aspetto del donatore vivente dovrebbe
rimanere in quel quadro di eccezionalità di cui abbiamo detto. E’ chiaro che non ci
possiamo muovere soltanto con la paura che la cosa possa essere utilizzata male, però
certamente dal punto di vista pedagogico-sociale è importante insistere invece su
quella donazione, che può essere richiesta quasi come una doverosità morale a tutti.
(Montaggi a cura di Maria Brigini)