2010-04-27 14:38:24

I giovani amano il volontariato: il dato emerge dal Convegno nazionale delle Caritas diocesane in corso a San Benedetto del Tronto


Il volontariato è vivo più che mai. All’annuale convegno nazionale delle Caritas diocesane, in corso a San Benedetto del Tronto è stata presentata una ricerca che riguarda l’impegno dei giovani a favore di chi è più in difficoltà. Oltre l’11% di chi fa volontariato ha 18-19 anni e l’8,2% addirittura è compreso tra i 14 e i 17 anni. Ieri pomeriggio, nella sua prolusione d’apertura monsignor Giuseppe Merisi, presidente della Caritas, ha messo in luce la necessità di rilanciare una vera “pedagogia dei fatti”. Il servizio dell'inviato, Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

Sono oltre quattro milioni e mezzo gli italiani che fanno volontariato e nel 2009 sono sensibilmente cresciuti i giovani che svolgono questa attività. Molti di loro passano attraverso i campi scuola e i gruppi scout, ma anche le parrocchie svolgono un ruolo importante. In sostanza, i gruppi parrocchiali fanno maturare la consapevolezza che le relazioni possono svilupparsi in modo positivo se fondate sulla solidarietà reciproca. E poi c’è la scuola, che costituisce sempre un importante bacino a cui attingere. Dunque, la Caritas fa notare che si fa sempre più strada “una domanda di volontariato laica, multicanale e multiculturale”. Ieri pomeriggio, i lavori sono stati aperti dal presidente della Caritas Italiana, mons. Giuseppe Merisi, che ha annunciato per metà giugno, a Trapani, un incontro con tutte le Caritas del Mediterraneo sul tema dell’immigrazione. Mons. Merisi ha poi parlato di una “pedagogia dei fatti”. Dunque, non solo un’affermazione dei valori, ma un'esperienza concreta attraverso una relazione accogliente che suscita interesse, passione, coinvolgimento:

 
R. – Impegno educativo, iniziativa coordinata con le altre realtà ecclesiali con un rapporto di rispetto, ma anche di coscienza critica nei confronti delle istituzioni della società civile. La nostra presenza, che rispetta le distinte competenze della società civile, svolge un ruolo importante per sensibilizzare, per orientare, per aiutare a distinguere il giusto dal meno giusto e invitare la gente a partecipare. Mettersi a disposizione: L’Aquila, il terremoto, le emergenze sono dimostrazione di questo impegno che riconosce la presenza delle istituzioni ma offre un elemento di riflessione e di orientamento, oltre ad aggregare gente che vuol servire con gratuità di servizio il cammino di tutta la società.

 
D. – L’immigrazione rimane sempre al centro dei pensieri della Caritas: per questo avete pensato ad un grande incontro in Sicilia, a giugno?

 
R. – Sì. Si vorrebbe avere un incontro. Io credo che si posano invitare, mi auguro che siano presenti, anche autorità italiane, autorità della Comunità europea, dell’Unione Europea, in modo da sentire, ascoltare, prendere atto delle esperienze: vedere cosa si può fare anche a partire dall’indicazione del Papa a Malta, quando parlando delle difficoltà dell’Isola di Malta ad accogliere persone, invocava appunto il dialogo, la cooperazione con le istanze internazionali che poi, anzitutto, sono quelle dell’Europa.

 
D. – E’ sempre forte la vostra attenzione verso le famiglie e la crisi?

 
R. – Si diceva di tanti fondi di solidarietà, promossi dalla diocesi: dal “prestito della speranza”, promosso dalla Cei, alle tante iniziative di microcredito, alle altre realtà di cui ogni Caritas-diocesi si è fatta carico. Speriamo di avere qualche utile contributo anche nell’intervento del presidente delle Acli, che si è soffermato anche su questo tema della famiglia nel recente incontro nazionale di Milano.







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