I giovani amano il volontariato: il dato emerge dal Convegno nazionale delle Caritas
diocesane in corso a San Benedetto del Tronto
Il volontariato è vivo più che mai. All’annuale convegno nazionale delle Caritas diocesane,
in corso a San Benedetto del Tronto è stata presentata una ricerca che riguarda l’impegno
dei giovani a favore di chi è più in difficoltà. Oltre l’11% di chi fa volontariato
ha 18-19 anni e l’8,2% addirittura è compreso tra i 14 e i 17 anni. Ieri pomeriggio,
nella sua prolusione d’apertura monsignor Giuseppe Merisi, presidente della Caritas,
ha messo in luce la necessità di rilanciare una vera “pedagogia dei fatti”. Il servizio
dell'inviato, Alessandro Guarasci:
Sono oltre
quattro milioni e mezzo gli italiani che fanno volontariato e nel 2009 sono sensibilmente
cresciuti i giovani che svolgono questa attività. Molti di loro passano attraverso
i campi scuola e i gruppi scout, ma anche le parrocchie svolgono un ruolo importante.
In sostanza, i gruppi parrocchiali fanno maturare la consapevolezza che le relazioni
possono svilupparsi in modo positivo se fondate sulla solidarietà reciproca. E poi
c’è la scuola, che costituisce sempre un importante bacino a cui attingere. Dunque,
la Caritas fa notare che si fa sempre più strada “una domanda di volontariato laica,
multicanale e multiculturale”. Ieri pomeriggio, i lavori sono stati aperti dal presidente
della Caritas Italiana, mons. Giuseppe Merisi, che ha annunciato
per metà giugno, a Trapani, un incontro con tutte le Caritas del Mediterraneo sul
tema dell’immigrazione. Mons. Merisi ha poi parlato di una “pedagogia dei fatti”.
Dunque, non solo un’affermazione dei valori, ma un'esperienza concreta attraverso
una relazione accogliente che suscita interesse, passione, coinvolgimento:
R.
– Impegno educativo, iniziativa coordinata con le altre realtà ecclesiali con un rapporto
di rispetto, ma anche di coscienza critica nei confronti delle istituzioni della società
civile. La nostra presenza, che rispetta le distinte competenze della società civile,
svolge un ruolo importante per sensibilizzare, per orientare, per aiutare a distinguere
il giusto dal meno giusto e invitare la gente a partecipare. Mettersi a disposizione:
L’Aquila, il terremoto, le emergenze sono dimostrazione di questo impegno che riconosce
la presenza delle istituzioni ma offre un elemento di riflessione e di orientamento,
oltre ad aggregare gente che vuol servire con gratuità di servizio il cammino di tutta
la società.
D. – L’immigrazione rimane sempre al
centro dei pensieri della Caritas: per questo avete pensato ad un grande incontro
in Sicilia, a giugno?
R. – Sì. Si vorrebbe avere
un incontro. Io credo che si posano invitare, mi auguro che siano presenti, anche
autorità italiane, autorità della Comunità europea, dell’Unione Europea, in modo da
sentire, ascoltare, prendere atto delle esperienze: vedere cosa si può fare anche
a partire dall’indicazione del Papa a Malta, quando parlando delle difficoltà dell’Isola
di Malta ad accogliere persone, invocava appunto il dialogo, la cooperazione con le
istanze internazionali che poi, anzitutto, sono quelle dell’Europa.
D.
– E’ sempre forte la vostra attenzione verso le famiglie e la crisi?
R.
– Si diceva di tanti fondi di solidarietà, promossi dalla diocesi: dal “prestito della
speranza”, promosso dalla Cei, alle tante iniziative di microcredito, alle altre realtà
di cui ogni Caritas-diocesi si è fatta carico. Speriamo di avere qualche utile contributo
anche nell’intervento del presidente delle Acli, che si è soffermato anche su questo
tema della famiglia nel recente incontro nazionale di Milano.