Parte il Magic round di solidarietà Benvenuti-Griffith
A oltre quarant’anni dalla mitica trilogia d’incontri che consacrarono Nino Benvenuti
campione mondiale dei pesi medi, il grande pugile italiano torna sul ring insieme
con l’avversario di allora, l’americano Emile Griffith. Questa volta però il match
sarà all’insegna della solidarietà. Griffith oggi è malato di Alzheimer e vive sulla
soglia della povertà. Per questo, il figlio del campione delle isole Vergini ha lanciato
un appello che Benvenuti ha subito raccolto. Da oggi, 26 aprile, partirà il Magic
round, un tour che debutterà a Latina e che porterà i due grandi avversari-amici in
varie piazze d’Italia, passando anche per gli Internazionali di tennis di Roma. L’intento
è di raccogliere fondi per offrire a Griffith un futuro dignitoso e garantirgli le
cure mediche necessarie. Lucas Duran ha raccolto la testimonianza di Nino
Benvenuti a cominciare dalle impressioni del suo incontro con Griffith, quarant’anni
dopo:
R. – Quell’uomo
aveva due spalle enormi come un armadio… e quando l’ho rivisto non erano più tali!
Però, i suoi occhi erano sempre quelli, vivaci e attenti ... come lo avevo conosciuto
io, due occhi che ti mettevano veramente paura. D. – Come si
spiega che specialmente nel pugilato esistano così tanti casi di campioni che, dopo
un passato di grandi successi e di grandi guadagni, si ritrovino poi in condizioni
di grave disagio economico? R. – Devo dire che non è soltanto
nel pugilato che si trovano casi similari, ma nel pugilato soprattutto: perché è uno
sport che chiede tutto all’atleta. Quando mi chiedevano quanto mi allenassi, rispondevo:
"24 ore!", perché la giornata dev’essere totalmente a disposizione di quello che stai
facendo, per quello che stai preparando. Lo sport del pugilato è uno sport pericoloso,
è uno sport difficile per il quale bisogna essere sempre nelle migliori condizioni.
Il pugilato è anche uno sport che ti mette nella condizione di finire una carriera
e trovarti nella situazione di non avere denaro. Perché? Perché strada facendo non
hai pensato che il tuo sport sarebbe potuto finire e che qualcuno ha provveduto a
prosciugare il tuo conto. Emil aveva una famiglia, alle Isole Vergini, aveva mamma
Emelda che veniva sotto il ring a gridare, a urlare per lui, con dei cappelloni sempre
all’ultima moda… Hanno dilapidato quello che invece avrebbe dovuto essere il risparmio
per una vita felice nella vecchiaia. Ma così non è stato, e non è il solo, lui, ma
ci sono tanti, tanti altri nelle sue condizioni. D. – Benvenuti,
sono numerosi i pareri di esperti che affermano l’esistenza di una correlazione tra
l’Alzheimer e i traumi subiti durante la carriera di un pugile. Lei che ne pensa? R.
– I traumi che si subiscono con il pugilato sicuramente hanno un peso in quello che
accade ai malati di Alzheimer che vengono dal pugilato. Però, questo accade anche
– purtroppo lo riscontriamo – con la Sla (sclerosi laterale amiotrofica), con altre
malattie e con lo stesso Alzheimer anche nel calcio: immaginate con quanta potenza
arriva il colpo di rinvio di un pallone di testa dalla rimessa del portiere, sulla
testa di chi rinvia il pallone. Ci sono anche negli altri sport dei pericoli. Diciamo
che non si può avere tutto: se si vuole avere qualche cosa di bello, bisogna sopportare
anche questo.