Bangladesh: a Dhaka, Giubileo d’argento della Fraternità dei sacerdoti diocesani
Migliaia fra prelati, sacerdoti, suore e semplici fedeli, provenienti da tutto il
Paese, hanno partecipato alla messa speciale per festeggiare il Giubileo d’argento
della Fraternità dei sacerdoti diocesani (Bdpf) del Bangladesh. La funzione, presieduta
dal nunzio apostolico mons. Joseph Marino, si è svolta venerdì scorso nella chiesa
del Santo Rosario di Dhaka. Più di 5mila fedeli, 150 sacerdoti di varie congregazioni
– Pime, Saveriani, Gesuiti, Francescani – e moltissime suore hanno voluto festeggiare
gli appartenenti alla Fraternità, fondata nel 1985. In 25 anni - riferisce l'agenzia
AsiaNews - essa ha raccolto 235 preti diocesani, di cui quattro sono stati ordinati
vescovi. Ad oggi vi sono 189 sacerdoti diocesani che lavorano nelle parrocchie sparse
per il Bangladesh. A presiedere la concelebrazione eucaristica è intervenuto il nunzio
apostolico mons. Joseph Marino, insieme all’arcivescovo di Dhaka, mons. Paulinus Costa,
e molti altri vescovi del Paese. Durante l’omelia il nunzio apostolico si è detto
“felice di aver la possibilità di festeggiare la Fraternità dei sacerdoti diocesani,
nella speciale ricorrenza del Giubileo d’argento della sua nascita”. Il prelato ha
aggiunto che si tratta di “una delle gioie più grandi che ho provato, dalla mia nomina
a nunzio apostolico”. Infine ha sottolineato la “felice coincidenza” fra i 25 anni
di vita della Fraternità e l’Anno sacerdotale indetto per il 2010 da papa Benedetto
XVI. Riprendendo le parole del Pontefice, il prelato ha ribadito che “il sacerdozio
è frutto dell’amore del cuore di Gesù”. Mons. Paulinus Costa, arcivescovo di Dhaka,
sottolinea la “grande felicità” in questa occasione di festa e aggiunge che essa è
“testimonianza di amore ed esempio di sacrificio e di donazione di sé”. Padre Franco
Cagnasso, del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), spiega come la Fraternità
sia “uno strumento per i sacerdoti diocesani perché possano creare una ‘famiglia dell’apostolato’,
capace di rispondere ai loro bisogni: stare fra e per il popolo del Bangladesh”. Il
missionario italiano aggiunge che essa è una modalità per “stare uniti” in una forma
che sia “efficace e aderente alle vocazioni diocesane”. (R.P.)