2010-04-25 14:38:49

Anno sacerdotale: don Banzato racconta la sua vocazione respinta e poi ritrovata


“Tutto, ma mai prete!”. Aveva giurato così don Davide Banzato, religioso originario di Padova. Poi, la consapevolezza che senza Dio la vita non ha senso e la scelta di seguire la propria vocazione alla vita consacrata. Ordinato sacerdote il 23 settembre 2006, oggi don Davide è responsabile dell’evangelizzazione per la Comunità “Nuovi Orizzonti”, fondata nel 1991 da Chiara Amirante per aiutare gli ultimi, gli emarginati dalla società. Al microfono di Isabella Piro, ascoltiamo don Davide raccontare come è maturata la sua vocazione:RealAudioMP3

R. – Ho fatto un’esperienza come chierichetto nella parrocchia e ho sempre partecipato alla vita ecclesiale della parrocchia, fino ad entrare poi nel Seminario minore. Volevo spendere la mia vita per qualcosa di grande e di unico. D’altra parte, ero anche attratto dai campi da calcio: era una struttura molto grande con sette campi da calcio e, affascinato da tanti ragazzi che stavano insieme, sono entrato in Seminario spinto da queste che per me erano due attrazioni. Poi mi sono reso conto che in Seminario la vita era molto diversa da quello che mi aspettavo e io purtroppo sono uscito dal Seminario con due promesse rivolte verso il Cielo. La prima era: “Dio, se Tu esisti, io dovrò sentire la mancanza di Te!”. E la seconda promessa, varcando le porte del Seminario, era: “Tutto, ma mai prete!”. E questo anche perché pensavo che il sacerdozio mi avrebbe limitato nella mia esistenza, in qualche modo. Poi mi sono reso conto che l’aver detto di ‘no’ a Dio nel mio cuore mi ha fatto sperimentare una morte, un nonsenso, un vuoto … A volte ho pensato anche di farla finita perché non trovavo senso nella vita, tolto Dio dal mio cuore! Poi nel mio cammino ho incontrato Chiara Amirante, la fondatrice di “Nuovi Orizzonti” e mi ha sconvolto il suo modo di parlare di Gesù e del Vangelo: era un modo autentico! Mi rendevo conto che non erano parole staccate dalla vita, ma era una persona che mi parlava di Dio facendo un’esperienza, vivendo il Vangelo alla lettera. E ha risvegliato in me quella fiammella divina che è dentro ciascuno di noi e che noi possiamo coprire con tante cose, ma rimane sempre lì!
 
D. – Cosa ha significato per Lei quindi diventare sacerdote?
 
R. – Oggi posso testimoniare come l’aver detto ‘sì’ a Dio nel sacerdozio è stato per me fidarmi di Dio ad occhi chiusi, perché sentivo la spinta, ma poi ho dovuto anche fare un salto nel vuoto, dire: “Ok, mi fido di Te, Gesù!”. Oggi posso veramente dire che firmerei con il sangue e vorrei dire a tutti i giovani: “Non abbiate paura di dire di sì a Dio. Qualsiasi cosa vi chieda. Perché qualsiasi cosa Dio abbia pensato per noi, è infinitamente più grande di qualsiasi piccolo progettino noi abbiamo pensato”. Certo, la sofferenza e la fatica fanno parte di tutte le vocazioni, qualsiasi storia noi viviamo; ma non c’è paragone con la gioia che Dio dischiude quando noi ci abbandoniamo ai suoi progetti.
 
D. – Attualmente Lei si occupa dell’evangelizzazione di strada per la comunità “Nuovi Orizzonti”. Ma cosa vuol dire, oggi, “evangelizzare”?
 
R. – Evangelizzare è un’arte. Si tratta di riportare il Vangelo là dove è nato, riportare Gesù tra la gente. E questo dischiude sempre novità: c’è un grido sterminato dell’umanità, oggi, che muore per mancanza di amore. Ecco: noi abbiamo la sorgente della gioia e non possiamo tenerlo per noi! Se noi lungo la strada vedessimo un incidente, per la legge sarebbe omissione di soccorso se noi andassimo oltre. La vocazione essenziale del cristianesimo, della Chiesa è l’evangelizzazione, il che vuol dire essere testimoni di Cristo.
 
D. – L’Anno sacerdotale in corso, secondo Lei, quali frutti ha portato e quali doni porterà alla Chiesa?
 
R. – Si è ripresa innanzitutto l’importanza dell’altissima vocazione che abbiamo: Cristo che abita in te, Lui nella sua potenza che opera in te. Poi, penso anche alle tante vocazioni: tanti giovani stanno riflettendo su questa via. E un ultimo frutto, sicuramente, è anche questa grande preghiera che sale dalle Chiese di tutto il mondo per i sacerdoti e penso che questo aver invocato la preghiera di tutti per i sacerdoti sia il frutto più grande: quasi quasi, ci vorrebbe un decennio, al posto di un anno sacerdotale!







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