Discorso del Papa ai partecipanti al Convegno "Testimoni Digitali" - Testo integrale
Eminenza, Venerati Confratelli nell’episcopato, cari amici,
sono lieto
di questa occasione per incontrarvi e concludere il vostro convegno, dal titolo quanto
mai evocativo: “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”. Ringrazio
il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Angelo Bagnasco, per
le cordiali parole di benvenuto, con le quali, ancora una volta, ha voluto esprimere
l’affetto e la vicinanza della Chiesa che è in Italia al mio servizio apostolico.
Nelle sue parole, Signor Cardinale, si rispecchia la fedele adesione a Pietro di tutti
i cattolici di questa amata Nazione e la stima di tanti uomini e donne animati dal
desiderio di cercare la verità.
Il tempo che viviamo conosce un enorme allargamento
delle frontiere della comunicazione, realizza un’inedita convergenza tra i diversi
media e rende possibile l’interattività. La rete manifesta, dunque, una vocazione
aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato:
si parla, infatti, di digital divide. Esso separa gli inclusi dagli esclusi e va ad
aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al
loro interno. Aumentano pure i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo
intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico,
nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e
di umiliazione dell’intimità della persona. Si assiste allora a un “inquinamento
dello spirito, quello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta
a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia…” (Discorso in Piazza di Spagna,
8 Dicembre 2009). Questo Convegno, invece, punta proprio a riconoscere i volti, quindi
a superare quelle dinamiche collettive che possono farci smarrire la percezione della
profondità delle persone e appiattirci sulla loro superficie: quando ciò accade, esse
restano corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo.
Come è possibile,
oggi, tornare ai volti? Ho cercato di indicarne la strada anche nella mia terza Enciclica.
Essa passa per quella caritas in veritate, che rifulge nel volto di Cristo. L’amore
nella verità costituisce “una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva
e pervasiva globalizzazione” (n. 9). I media possono diventare fattori di umanizzazione
“non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di
comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati
alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze
universali” (n. 73). Ciò richiede che “essi siano centrati sulla promozione della
dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano
posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale”
(ibid.). Solamente a tali condizioni il passaggio epocale che stiamo attraversando
può rivelarsi ricco e fecondo di nuove opportunità. Senza timori vogliamo prendere
il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione
che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche,
pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore
credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della
rete.
È questa la nostra missione, la missione irrinunciabile della Chiesa:
il compito di ogni credente che opera nei media è quello di “spianare la strada a
nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle
persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo
tempo «digitale» i segni necessari per riconoscere il Signore” (Messaggio per la 44a
Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 16 maggio 2010). Cari amici, anche
nella rete siete chiamati a collocarvi come “animatori di comunità”, attenti a “preparare
cammini che conducano alla Parola di Dio”, e ad esprimere una particolare sensibilità
per quanti “sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non
caduche” (ibid.). La rete potrà così diventare una sorta di “portico dei gentili”,
dove “fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto” (ibid.).
Quali
animatori della cultura e della comunicazione, voi siete segno vivo di quanto “i moderni
mezzi di comunicazione siano entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari,
attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il
proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio”
(ibid.). Le voci, in questo campo, in Italia non mancano: basti qui ricordare il quotidiano
Avvenire, l’emittente televisiva TV2000, il circuito radiofonico inBlu e l’agenzia
di stampa SIR, accanto ai periodici cattolici, alla rete capillare dei settimanali
diocesani e agli ormai numerosi siti internet di ispirazione cattolica. Esorto tutti
i professionisti della comunicazione a non stancarsi di nutrire nel proprio cuore
quella sana passione per l’uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai
suoi linguaggi e al suo vero volto. Vi aiuterà in questo una solida preparazione teologica
e soprattutto una profonda e gioiosa passione per Dio, alimentata nel continuo dialogo
con il Signore. Le Chiese particolari e gli istituti religiosi, dal canto loro, non
esitino a valorizzare i percorsi formativi proposti dalle Università Pontificie, dall’Università
Cattolica del Sacro Cuore e dalle altre Università cattoliche ed ecclesiastiche, destinandovi
con lungimiranza persone e risorse. Il mondo della comunicazione sociale entri a pieno
titolo nella programmazione pastorale.
Mentre vi ringrazio del servizio che
rendete alla Chiesa e quindi alla causa dell’uomo, vi esorto a percorrere, animati
dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale. La nostra fiducia
non è acriticamente riposta in alcuno strumento della tecnica. La nostra forza sta
nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità
del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra
in relazione, si dona con gratuità. Vi affido alla protezione di Maria Santissima
e dei grandi Santi della comunicazione e di cuore tutti vi benedico.